PIERLUIGI CAPPELLO
LETTERA PER UNA NASCITA
Scrivo per te parole senza diminutivi
senza nappe né nastri, Chiara.
resto un uomo di montagna,
aperto alle ferite,
mi piace quando l'azzurro e le pietre si tengono
il suono dei "sì" pronunciati senza condizione,
dei "no" senza margini di dubbio;
penso che le parole rincorrano il silenzio
e che nel tuo odore di stagione buona
nel tuo sguardo più liscio dei sassi di fiume
esploda l'enigma del "sì" assordante che sei.
Scriverti è facile; e se potessi verserei
la conoscenza tutta intera delle nuvole
la punteggiatura del cosmo
la forza dei sette mari, i sette mari in te
nel bicchiere dei tuoi giorni incorrotti.
Ma non sono che un uomo, e quest'uomo
ti scrive da un tavolo ingombro
e piove, oggi, e anche la pioggia ha le sue beatitudini
sulla casa dalle grondaie rotte
quando quest'uomo ti pensa e fra tutte le parole da scegliere
non sa che l'inciampo nel dire come si resta
e come si preme
nel mistero del giorno nuovo in te
che prima non c'era
adesso c'è.
(da Mandate a dire all'imperatore, Crocetti, 2010)
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Pierluigi Cappello scrive questi versi in occasione della nascita della nipotina Chiara, cui dedicherà quando sarà più grandicella anche le poesie di Ogni goccia balla il tango. Non sono versi di circostanza ma una specie di consigli di un “fratello più grande”, per farle conoscere – un giorno – il mondo attraverso le parole.
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FOTOGRAFIA © ANNE GEDDES
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è il silenzio che si fa lettera e precipita sulle pagine, è la lettera che coglie la sfuggente occasione di dare un ordine, fosse pure precario da una parte, fosse pure minuscola dell’universo.
PIERLUIGI CAPPELLO, Un prato in pendio
Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.
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