EUGENIO MONTALE
L’EUFRATE
Ho visto in sogno l’Eufrate,
il suo decorso sonnolento tra
tonfi di roditori e larghi indugi in sacche
di fango orlate di ragnateli arborei.
Chissà che cosa avrai visto tu in trent’anni
(magari cento) ammesso che sia qualcosa di te.
Non ripetermi che anche uno stuzzicadenti,
anche una briciola o un niente può contenere il tutto.
È quello che pensavo quando esisteva il mondo
ma il mio pensiero svaria, si appiccica dove può
per dirsi che non s’è spento. Lui stesso non sa nulla,
le vie che segue sono tante e a volte
per darsi ancora un nome si cerca sull’atlante.
(da Satura, Mondadori, 1971)
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Eugenio Montale ha sempre inseguito nella sua ricerca poetica la parola o il nesso filosofico che potesse superare l’incomunicabilità delle nostre vite: in questo dialogo a distanza con Clizia, il “tu” della poesia – la donna-angelo che lo induce a riflessioni esistenziali - l’Eufrate visto in sogno è un fiume che scorre, ma scorrono anche il pensiero del poeta, il suo inconscio, il suo io lirico che procede per pretestuose associazioni di idee senza però mai riuscire a raggiungere quella meta che sa già irraggiungibile.
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JOHN DANIEL REVEL, "VEDUTA DI HIT, EUFRATE"
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LA FRASE DEL GIORNO
Dicono che la poesia al suo culmine / magnifica il Tutto in fuga, / negano che la testuggine / sia più veloce del fulmine.
EUGENIO MONTALE, Satura
Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano. Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere" si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.
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