venerdì 31 luglio 2020

Venerazione


EUGENIO MONTALE

CLIZIA NEL ‘34

Sempre allungata
sulla chaise longue
della veranda
che dava sul giardino,
un libro in mano forse già da allora
vite di santi semisconosciuti
e poeti barocchi di scarsa reputazione
non era amore quello
era come oggi e sempre
venerazione.


(da Altri versi e poesie disperse, Mondadori, 1981)

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La ricerca di una musa femminile attraversò tutta la vita di Eugenio Montale. Il Premio Nobel genovese credette di individuarla in Gerti Frankel, in Maria Luisa Spaziani, nella “Mosca” Drusilla Tanzi, e in Irma Brandeis, giovane ebrea americana studiosa di Dante, che conobbe a Firenze nel 1933 e immortalò in alcune celebri poesie, travisandola nei panni ovidiani della donna angelo Clizia: Lo sai, debbo riperderti e non posso, Ti libero la fronte dai ghiaccioli, La primavera hitleriana. Il conflitto fu tra Irma e Drusilla, che il poeta frequentava contemporaneamente: la “Mosca” tentò in ogni modo di interrompere la storia, anche con due tentativi di suicidio e la ebbe vinta. Nell’ultima lettera Irma rimprovera Montale: “Purtroppo, io ti amo. Ogni cosa che fai per farti del male, la fai anche a me. Non posso sopportare questa nostra vita dolente e poco eroica, ridicola quasi, ma vedo che ormai è troppo tardi per porvi rimedio”. Qui, molti anni dopo – la poesia è del 1980 – l’ottantaquattrenne Montale ricorda Irma e sembra voler mettere i puntini sulle i a quella storia che non fu amore ma venerazione: “Tu / che il non mutato amor mutata serbi, / fino a che il cieco sole che in te porti / si abbàcini nell’Altro e si distrugga / in Lui, per tutti”.

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OTHON FRIESZ, "DONNA IN CHAISE LONGUE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Cerco il segno / smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia / da te.
EUGENIO MONTALE, Le occasioni




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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