PABLO NERUDA
TU TRA QUELLI CHE SEMBRAVANO ESTRANEI
Tu, chiara e oscura, Matilde bruna e dorata,
simile al frumento e al vino e al pane della patria,
lì nelle strade aperte da regni poi divorati,
facevi cantare i tuoi fianchi e somigliavi, antica e terrestre araucana,
all’anfora pura che arse col vino in quella regione
e ti conosceva l’olio insigne delle casseruole
e i papaveri crescendo nel polline di antichi aratri
ti riconoscevano e si dondolavano
danzando nei tuoi piedi rumorosi.
Perché sono i misteri del popolo esser uno ed essere tutti
e uguale è la tua madre campestre che giace nelle crete di Ñuble
alla raffica etrusca che muove le trecce tirrene
e tu sei una brocca nera di Quinchamalí o di Pompei
eretta da mani profonde che non hanno nome:
per questo nel baciarti, amor mio, e nel premere con le mie labbra la tua bocca,
con la tua bocca mi desti l’ombra e la musica del fango terrestre.
(da I versi del capitano, 1952 – Traduzione di Giuseppe Bellini)
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Nel 1951 tra Matilde Urrutia, fisioterapista araucana conosciuta in Messico quando ebbe una flebite, e il poeta cileno Pablo Neruda scoccò una scintilla: lui era sposato da otto anni con Delia Del Carril, una donna argentina, eppure mandò tutto all’aria per la sua nuova Musa. Con Matilde sentiva di poter attingere a qualcosa di arcano che non riusciva a raggiungere: lei era un legame con la terra, era la materia con cui finalmente comprendere l’umanità e la vita, il desiderio e l’amore, la poesia e la bellezza.
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MARY FOX, "DAYDREAMS"
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LA FRASE DEL GIORNO
Due amanti felici fanno un solo pane, / una sola goccia di luna nell'erba, / lascian camminando due ombre che s'uniscono, / lasciano un solo sole vuoto in un letto.
PABLO NERUDA, Cento sonetti d’amore
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