PIERO BIGONGIARI
AL FONDO DELLE IMMAGINI
La zona vicino a Dio è poco battuta,
qualche anatra nera, qualche sterpo, qualche bestemmia,
persino qualche sparo, e un gran silenzio.
Un gran silenzio, una luce falsa, un’aurora che non piglia,
un parapiglia improvviso come un vento di chissà dove,
muta l’atmosfera, un coniglio drizza le orecchie.
Ma io che non ti attendo e non ti cerco ti ho trovato
nella tasca del ladro appesa all’osteria
con poca refurtiva e un attaccapanni di ruggine.
Rugge il fuoco come un’acqua su un carico acceso all’improvviso
dove il gioco si fa attento, manca la carta ladra
cercata nella manica; ma il cerchio è nella squadra
e l’inimmaginabile al fondo delle immagini.
8 novembre ‘68
(da Antimateria, Mondadori, 1972)
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L’incipit e la chiusa sono indubbiamente i pilastri portanti di questa poesia di Piero Bigongiari. Lo scrittore fiorentino indaga a tentoni nell’invisibilità del vero, esplora come Eraclito le zone meno battute, l’inaspettato, l’inconcepibile per trovare infine l’inimmaginabile.
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ANDREW WYETH, "LA GIACCA DI WILLARD"
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LA FRASE DEL GIORNO
Il caso è il radicarsi che si sradica, così come lo sradicarsi che si radica (s’intende nel proprio moto alternativo). Insomma è l’avverarsi in loco della contraddizione.
PIERO BIGONGIARI, Giornale 1933-1997
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