ROBERTO JUARROZ
SECONDA POESIA VERTICALE, 67
Un filo più sottile del pensiero,
un filo senza alcuno spessore,
unisce i nostri occhi quando non ci guardiamo.
Quando ci guardiamo
ci uniscono tutti i fili del mondo,
ma manca questo,
che solo dà ombra
alla luce più segreta dell’amore.
Dopo che ce ne andiamo,
forse resta questo filo
a unire i nostri posti vuoti.
(da Seconda poesia verticale, 1963)
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Un filo che ci lega, un filo invisibile che connette le nostre anime, che comunica tra i nostri corpi: spirito, emozione, sentimento. Ecco cos’è l’amore – dice il poeta argentino Roberto Juarroz - un legame sottile e profondo che sa esistere anche senza di noi. Quel filo che, secondo una leggenda orientale, unisce quanti sono destinati a incontrarsi, nonostante il tempo, i luoghi e le circostanze: si aggroviglia, si tende, si annoda, ma non si spezzerà mai.
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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore è un capriccioso soffio che Eros invia tra gli uomini per ingarbugliar le matasse dei loro destini.
NINO SALVANESCHI, Il tormento di Chopin
Roberto Juarroz (Coronel Dorrego, 5 ottobre 1925 – Buenos Aires, 31 marzo 1995), poeta, saggista e bibliotecario argentino. La sua opera, salvo le prime Sei poesie scelte del 1960 è riunita con il titolo unico di Poesia verticale. Varia solo il numero d'ordine, da raccolta a raccolta, fino alla quattordicesima, uscita postuma nel 1997.
5 commenti:
Io sono daccordo! Credo a quel filo…
Ciao! :)
Il filo rosso dell’amore, la metà platonica... ci credo anch’io
Belli i versi e intrigante il concetto. Fosse l'assenza il vero motore?
L'assenza, la lontananza, certo: ogni cosa è più intensa allora
Spero veramente che sia così
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