venerdì 25 aprile 2014

Ma strada, ancora strada

 

EUGENIO MONTALE

A GALLA

Chiari mattini,
quando l'azzurro è inganno che non illude,
crescere immenso di vita,
fiumana che non ha ripe né sfocio
e va per sempre,
e sta - infinitamente.

Sono allora i rumori delle strade
l'incrinatura nel vetro
o la pietra che cade
nello specchio del lago e lo corrùga.
E il vocìo dei ragazzi
e il chiacchiericcio liquido dei passeri
che tra le gronde svolano
sono tralicci d'oro
su un fondo vivo di cobalto,
effimeri...

Ecco, è perduto nella rete di echi,
nel soffio di pruina
che discende sugli alberi sfoltiti
e ne deriva un murmure
d'irrequieta marina,
tu quasi vorresti, e ne tremi,
intento cuore disfarti,
non pulsar più! Ma sempre che lo invochi,
più netto batti come
orologio traudito in una stanza
d'albergo al primo rompere dell'aurora.
E senti allora,
se pure ti ripetono che puoi
fermarti a mezza via o in alto mare,
che non c'è sosta per noi,
ma strada, ancora strada,

e che il cammino è sempre da ricominciare.

(da Poesie disperse, in Tutte le poesie, Mondadori, 2004)


È una delle prime poesie di Eugenio Montale (1896-1981), questa: datata 1919, scritta mentre è allievo ufficiale al 158º Reggimento di Fanteria Liguria, presenta già tutti gli stilemi montaliani. La mattina diventa un universo liquido nel quale il poeta è immerso, anzi meglio galleggia mentre tutto intorno trascorre la vita, quella “vita che dà barlumi, / è quella sola che tu scorgi” delle Occasioni. Non è però consentito rimanere nel momento, sostare nel carpe diem: l’inquietudine ci spinge continuamente, ci sprona a riprendere il viaggio, a ricominciare.

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Lago Maggiore Italy VI

KEIKO TANABE, “LAGO MAGGIORE, ITALY, VI”

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LA FRASE DEL GIORNO
E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meravigli / com’è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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