"Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l'animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più patetiche e ridicole nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare. (Forse.)"
Eccola qui "la salvezza" - così si intitola questo breve appunto di Dino Buzzati, inserito in "Siamo spiacenti di" (Mondadori, 1975): scrivere. Un modo di scampare non solo all'oblio lasciando forse una minuscola traccia di sé, ma anche di sopravvivere a se stessi quasi analizzandosi, affidando alle parole il compito di valvola di sfogo. Buzzati ne era intimamente convinto, tanto da aver lasciato una serie di quaderni cartonati pieni di note, aforismi, paradossi, raccontini, apologhi, riflessioni, banalità... Anno dopo anno, quaderno dopo quaderno, secondo l'antica massima "Nulla dies sine linea".
Come Juan Ramón Jiménez, che pose ad epigrafe della raccolta "Eternità" il motto "Amore e poesia ogni giorno". Come quello che molti di noi provano a fare con i diari o con il loro corrispettivo del XXI secolo, i blog...
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LA FRASE DEL GIORNO
È molto meglio scrivere sciocchezze o qualsiasi altra cosa che non scrivere affatto.
KATHERINE MANSFIELD, Diario
Dino Buzzati, all'anagrafe Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972), scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo e poeta italiano. Fu cronista e redattore del Corriere della Sera. Autore di romanzi e racconti surreali e realistico-magici, è celebre per Il deserto dei Tartari.
2 commenti:
Quella di Buzzati è una penna di stile, mi ha sempre affascinata. Fantasioso ed abile con le parole tanto quanto lo era con il pennello, nei suoi cimenti pittorici sempre stravaganti e peculiari.
(E quel suo tenente Drogo, che immagina ed attende la battaglia della vita, tenendosi pronto all'evento dell'arrivo dei Tartari giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo... chi è, se non in fondo un po' anche l'espressione di tutti noi, suoi compenetrati ed affascinati lettori?)
Devo dire che ho ripreso interesse per Buzzati recentemente - avevo già letto parecchie cose di lui, il Deserto dei Tartari e "Un amore" - ora mi cimento con i racconti, che mi attraggono per quel loro lato metafisico, soprannaturale.
E tra quei "quaderni cartonati" che ho indicato nel post c'è questa riflessione sullo scrivere: mi sembra si attagli bene ai blog, a questi diari aperi al pubblico. E noi, sì, siamo qui nella Fortezza Bastiani in attesa che arrivino i Tartari in una nuvola di polvere...
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