Il 27 gennaio, nella sua casa di Beverly Farms, in Massachusetts, si è spento lo scrittore americano John Updike, notissimo per "Corri, Coniglio", romanzo del 1960, che gli valse il Premio Pulitzer, così come uno dei tre seguiti dell'opera, "Sei ricco, Coniglio", del 1982.
Updike, più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, era nato a Shillington, in Pennsylvania, nel 1932, e attraverso quella terra aveva raccontato, mediante un frequente ricorso ai temi autobiografici dell'infanzia, la crisi dovuta al passaggio da una civiltà agricola a una società tecnologica nel mondo americano. "Corri, Coniglio" ne è la denuncia perfetta: il protagonista è un commesso ventiseienne ex campione di pallacanestro, soprannominato Coniglio; attraverso le sue avventure con una moglie che uccide per errore la figlioletta e l'amante che rimane incinta e pensa all'aborto, Updike dipinge la borghesia americana in quel momento di passaggio, miscelando il mito e la realtà. Così il sesso, uno dei temi prediletti dallo scrittore, non è soltanto un problema, ma diventa spesso un elemento risolutivo, una specie di deus ex machina per scardinare la porta del reale. La corsa di Coniglio diventa una fuga alla ricerca di una nuova vita, di un'altra dimensione: l'uomo medio che prova a ribellarsi e a spezzare le catene della tradizione.
Il corpus letterario di John Updike contiene una cinquantina di opere, soprattutto romanzi, racconti e saggi, ma vi fa capolino anche la poesia ("I pali del telefono", 1963). Uno dei suoi romanzi più noti deve la fama al cinema: "Le streghe di Eastwick", del 1984, venne portato sul grande schermo in un'edizione che però non piacque al romanziere, che così si espresse sulla vera essenza del romanzo, che il film non riuscì ad esprimere: "Nelle streghe c'è più magia bianca che nera, si tratta di forze della psiche nell'esistenza che ho conosciuto da piccolo nella Pennsylvania orientale e nelle quali credo". Qui sotto un esempio dell'Updike poeta:
IRRITAZIONE COSMICA
I neutrini sono molto piccoli
Non hanno carica e non hanno massa
e non interagiscono affatto.
La terra è solo una stupida palla
per loro, attraverso la quale passano semplicemente.
Come cameriere in un corridoio freddo
O fotoni attraverso una lastra di vetro
Snobbano il gas più squisito
Ignorano il muro più interessante
Trattano con freddezza l'acciaio ed il bronzo sonoro
Insultano lo stallone nella stalla,
E disprezzandole barriere sociali
Infiltrano te e me! Come alte
E innocue gihigliottine, cadono
Dall'alto sulle nostre testa fino all'erba.
La notte, entrano nel Nepal
E penetrano l'amante e la sua donna
Da sotto il letto - chiamali
Meravigliosi; io dico: grossolani.
Fotografia: Midland College Foundation
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LA FRASE DEL GIORNO
Io sono diventato famoso perché altri, nel frattempo, erano morti. Un po' come il vice-presidente che diventa presidente. Io cerco di resistere. Alla fine, però, si resta quasi soli, a sapere come si tiene in mano una penna...
JOHN UPDIKE
John Hoyer Updike (Reading, Pennsylvania, 18 marzo 1932 – Danvers, Massachusetts, 27 gennaio 2009), scrittore e poeta statunitense. La sua poesia - otto volumi - è stata elogiata per il suo impegno con "una varietà di forme e argomenti", la sua "arguzia e precisione" e per la sua rappresentazione di argomenti familiari ai lettori americani
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