Sono trascorsi vent'anni dalla scomparsa di Bruce Chatwin: lo scrittore inglese morì di AIDS a Nizza il 18 gennaio 1989, alla soglia dei cinquant'anni.
C'è un pensiero di Pascal - "La nostra natura consiste nel movimento. La quiete assoluta è morte" - inserito come prima tra tante citazioni nelle "Vie dei Canti", che descrive esattamente la sua indole di viaggiatore solitario. "Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all'altro?" è la domanda posta nel 1969 dallo scrittore inglese a Tom Maschler: Chatwin provò per tutta la vita a darvi una risposta.
In una bella intervista rilasciata su Tuttolibri a Umberto Rondi, la vedova Elizabeth Chanler, rimasta con lui per 23 anni, rivela quello che tutti i lettori di Chatwin sanno: la sua eredità è in ciò che ha insegnato attraverso i suoi libri. Chi ha letto "In Patagonia", ad esempio, la sua prima opera, ha subìto il fascino di quella terra lontana, ha avuto almeno per un istante il desiderio di viaggiare come Chatwin, di andare all'avventura per conoscere quei mondi e quelle persone diverse, per impossessarsi almeno qualche giorno di quegli usi e di quei costumi, dei loro miti e delle loro tradizioni.
Viaggiare soli, naturalmente, senza l'ingombro di compagnie, guide, organizzatori, gente da aspettare e da ascoltare: "Lui diceva che se fai un viaggio con più di una persona vicino non puoi davvero incontrare e scoprire la gente sul tuo cammino. Quindi era solo, o al massimo con un amico, o un'amica" spiega la signora Chanler. Viaggiare documentati, sapere quello che si può trovare, ma essere anche capaci di mutare idea sul posto, aprirsi alla nuova cultura: "Scrupolosamente si documentava su un numero infinito di libri; cercava in seguito di confrontare tutto quello che aveva appreso con ciò che incontrava durante il viaggio, integrando ed evolvendo di continuo quello che aveva studiato".
Eccola l'eredità di Bruce Chatwin, quello che possiamo imparare da lui: "Lasciarci incuriosire da tutto quello che si incontra in un viaggio: le persone, il Paese, quel che si mangia, persino gli imprevisti... Non come chi arriva in un posto e non è mai contento, comincia a sbuffare e a lamentarsi che la gente è brutta o antipatica, il posto non comodo, i cibi non abbastanza buoni: a Bruce non importavano queste cose".
Ricordiamoci di Chatwin nel nostro prossimo viaggio: guardiamo quel luogo con gli occhi del viaggiatore, non con quelli del turista.
Un celebre ritratto fotografico di Bruce Chatwin
BIBLIOGRAFIA DI BRUCE CHATWIN
In Patagonia, 1977
Il vicerè di Ouidah, 1980
Sulla collina nera, 1982
Ritorno in Patagonia, 1985 - con Paul Theroux
Le Vie dei Canti, 1987
Utz, 1988
Che ci faccio qui?, 1990
L'occhio assoluto, 1993
Anatomia dell'irrequietezza, 1997
Sentieri tortuosi, 1998
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LA FRASE DEL GIORNO
Discutemmo fino a tardi sulla possibilità di avere anche noi un itinerario di viaggi tracciato sul nostro sistema nervoso centrale: sarebbe l'unica spiegazione della nostra folle irrequietezza.
BRUCE CHATWIN, In Patagonia, 44
Charles Bruce Chatwin (Sheffield, 13 maggio 1940 – Nizza, 18 gennaio 1989), scrittore e viaggiatore britannico, autore di racconti di viaggio e romanzi. Conosciuto per il suo stile essenziale, lapidario e la sua innata abilità di narratore di storie, ha esplorato diversi temi nel suo lavoro: irrequietezza umana e vagabondaggio; confini ed esilio; arte e oggetti.
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