lunedì 1 ottobre 2012

Due poesie per ottobre


Un padre – Attilio Bertolucci  - che segue il peregrinare del figlio bambino nella campagna emiliana, e il poeta di Saint Lucia, il Premio Nobel 1992 Derek Walcott, affascinato dal passo stagionale degli uccelli. Sono loro a raccontare il “giallo ottobre”, la “stagione che indugia su una trama paziente”.



ATTILIO BERTOLUCCI

PER GIUSEPPE, IN OTTOBRE

Per quali strade di campagna vai
nel sole troppo caldo d’ottobre,
la mano chiusa in sé, la luce
a metà del tuo viso, a metà l’ombra?

È il quieto pomeriggio d’un bel giorno,
il bel giorno cammina coi tuoi passi
incerti fra le foglie che di ruggine
macchiano i rustici viali dell’Emilia.

Come il passero arrossa le sue penne
e ci dice che è il mattino ancora
tu camminando assorto fai che venga
sera e accogli nella pupilla severa

di bambino i colori del tramonto.
Così per me s’apre e si chiude un giorno
d’autunno, entro vi si muove gente
di queste parti e si ferma e discorre,

o tira via, saluta, altra porta
secchi d’acqua lontana. Presto
sarà l’inverno, lasciate che fermi
la stagione che indugia su una trama paziente.

(da Lettera da casa, 1951)

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DEREK WALCOTT

LA STAGIONE DELLA PACE SPETTRALE

Poi tutte le nazioni degli uccelli sollevarono insieme
la rete enorme delle ombre di questa terra
in dialetti innumerevoli, in lingue cinguettanti,
cucendola e incrociandola. Sollevarono
le ombre dei lunghi pini lungo pendii senza sentieri,
le ombre di torri vitree lungo le strade al tramonto,
l’ombra di una pianta gracile su un davanzale cittadino –
la rete che come la notte s’innalzava silenziosa,
i gridi degli uccelli anch’essi silenziosi, finché
non ci fu più né imbrunire né stagione, clima o declino,
solo questo passaggio di luce spettrale
che neanche l’ombra più sottile osava recidere.

E gli uomini non poterono vedere, alzando lo sguardo,
ciò che le oche selvatiche trainavano, ciò che i falchi pescatori
si tiravano dietro in funi argentee e luccicanti
nella luce glaciale del sole; non poterono udire
i battaglioni degli storni lanciarsi gridi pacifici
mentre innalzavano la rete, coprendo questo mondo
come i rampicanti di un frutteto, o una madre che stende
una garza tremante sugli occhi tremanti
di un bambino che fluttua verso il sonno;
           era la luce
che puoi vedere al tramonto sul fianco di un colle
nel giallo ottobre, e nessuno di quelli che udirono seppe
che mutamento aveva indotto nel gracchiare del corvo,
nello stridio del piviere, il gracchio che volteggia sulle braci
una così immensa, alta e silenziosa apprensione
per i campi e le città cui gli uccelli appartenevano,
sennonché era il loro passo stagionale, l’Amore,
reso privo di stagioni, o, dall’alto privilegio del loro lignaggio,
qualcosa di più luminoso della pietà per i senza ali
sotto di loro che condividevano buchi bui in finestre e
  case,
e più in alto sollevarono la rete con voci silenziose
sopra ogni mutamento, tradimenti di soli che calano,
e questa stagione durò un istante, come la sospensione
tra l’imbrunire e la tenebra, tra la furia e la pace,
ma, per ciò che la nostra terra è ora, durò a lungo.

(da Il viaggiatore fortunato, 1981 – Traduzione di Matteo Campagnoli)

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma non ditemi non ditemi / che è una stagione clemente: / il fumo che la stria / sale da foglie che non sono più, / le cene brillano sparse
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ATTILIO BERTOLUCCI, Viaggio d’inverno




Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


2 commenti:

Vania ha detto...

...questo ottobre ...un cesto abbondante/ricco e straripante...di significati.

ciaoo Vania :)

DR ha detto...

bella l'idea ottobre/cesto