JAIME LABASTIDA
ALBEGGIA
Parlo in larghi giri
perché plurale, universale mi sento.
E poi condivido la mia gioia,
forse senz’anima,
di certo senza corpo,
ma con me dentro.
È la crisi totale del mio sistema.
Smantello porte,
mi scardino,
implodo
come una casa del Vicereame,
e ti nomino
e ti nomino,
e sei quello che voglio lacerare,
addentare, il giorno ha parlato,
l’arancia vicina del tuo ventre.
Sorgo. Sorgiamo.
Siamo già una folla
aperta alle domande.
(da L'allegria feroce, 1965)
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Albeggia, fuori e dentro il poeta messicano Jaime Labastida: l’esplosione di luce che divampa dall’oriente si trasmette alla sua anima o forse ancora più in là, all’interno di un retaggio ancestrale dell’umanità, è un allargarsi a contenere tutto il mondo, l’universo, a diventare pura luce, puro amore, gioia condivisa; è un sorgere, un rinascere nuovi come il giorno, desiderosi di apprendere e di conoscere, senza dare nulla per scontato.
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FOTOGRAFIA © TONY PRATS/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
I nostri corpi sono braci e illuminiamo / tutto quanto c’è nella stanza. / La gioia si accende. / Dai corpi che si baciano / viene questo parto della cenere. / Gli oggetti acquistano i loro profili di grazia e disegnano ombre.
JAIME LABASTIDA, L'allegria feroce
2 commenti:
...intensifica...insomma questo plurale...colpisce/scalfisce.
..bella...ehhh.:)
ciaoo Vania
implode, esplode, condivide
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