mercoledì 28 ottobre 2020

L’album


PHILIP LARKIN

SULL’ALBUM DI FOTOGRAFIE DI UNA SIGNORINA

Alla fine mi hai concesso l'album, che,
Appena aperto, mi ha scombinato.
Tutte le tue età
In lucido o in opaco su erti fogli neri!
Troppa pasticceria, e troppa sostanza:
Immagini così nutrienti da ingozzarmi.

Strabico mi avvento su una posa dopo l'altra:
Con le treccine e un gatto restio stretto in braccio;
O adorna tu di pelliccia, il giorno del diploma;
O con la mano a rialzare una rosa pendula
Dal graticcio fiorito; o con il cappello da uomo

(Un po' inquietante, questa, per molti versi).
Da ogni Iato tu attenti al mio controllo,
E anche con quegli sgradevoli tizi
Che s'aggirano disinvolti fra i tuoi anni verdi:
Nell'insieme, direi, non certo alla tua altezza.

Ma la fotografia! Fedele e deludente
Quanto nessuna delle arti, che registra come insipidi
I giorni insipidi, come finti i sorrisi a comando,
E non censura presenze incongrue tipo un bucato steso
O la pubblicità di una marca di colori,

Che svela la riluttanza del gatto e ogni piega
Di un doppio mento, oh quanta grazia
Con l'istantanea riversa sul tuo viso!
Mi convince perentoria che qui c'è
Una ragazza vera in un posto vero

Empiricamente reale in tutti i sensi.
O è soltanto il passato? Quei fiori, quel cancello,
Quei parchi brumosi, quelle auto ci straziano
Solo perché non ci sono più; e tu
Mi stringi il cuore con la tua aria datata.

Sì, certo; dopotutto però noi non piangiamo solo
Per quello che è ormai escluso, ma perché l'esclusione
Ci fa liberi di piangere. Sappiamo che ciò che fu
Non verrà a chiederci di giustificare
La nostra pena, per quanto urlata sopra

II gran vuoto fra l'occhio e il foglio dell'album. Resto così
A rimpiangere (sicuramente senza effetto)
Te in equilibrio sulla bicicletta contro una staccionata,
A chiedermi se ti accorgeresti del furto
Di questa di te che fai il bagno; a condensare,

Insomma, un passato che nessuno ora può dividere con te,
Di chiunque sarà il tuo futuro; fermo e impassibile
Ti tiene come un cielo dove tu stai,
Invariabilmente bella, più piccola e più chiara
Man mano che passano gli anni.

(Lines On A Young Lady's Photograph Album, da Il meno ingannato, 1955)

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L’album è protagonista di questa poesia di Philip Larkin, non i due innamorati, non le fotografie stesse, che pure ne formano l’ossatura: l’album fotografico è un mondo che contiene il tempo e quindi attimi strappati che testimoniano la vita, una vita che c’è stata e ora non c’è più, mutata dalle esperienze e dall’inesorabile scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. Il poeta vi si tuffa con fame bulimica, con il desiderio di conoscere tutto ciò che non sa della donna amata, rimanendo però alla fine con l’amara sensazione di non aver fatto parte di quella vita.

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FOTOGRAFIA © COTTONBRO/PEXELS

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LA FRASE DEL GIORNO
Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento.
HENRI CARTIER-BRESSON




Philip Larkin (Coventry, 9 agosto 1922 – Londra, 2 dicembre 1985), scrittore, poeta e critico musicale britannico. Esordì con Il meno ingannato nel 1955 rivelandosi poeta lirico moderno, esponente del cosiddetto Movement. Le sue poesie hanno un linguaggio diretto, colloquiale, senza oscurità, stile misurato e rifiuto del sentimentalismo.


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