PIERLUIGI CAPPELLO
IPERMERCATO, MEZZOGIORNO
Aspetto in macchina qualcuno,
uno esce, va veloce, ha pagato;
il piazzale caldo, gli smalti caldi
delle carrozzerie
poi anche una bella esce, ma bella,
come un sentiero che si apre
i pantaloni leggeri
che portano via, quanto il vento,
desideri
e dopo escono madri, bambini e madri
coppie di anziani
e altri, escono, e altre vestite
come le pagine che hanno sfogliate
e poi sono solo, in macchina, e aspetto
e sudano i pollici giocando sul volante
sono solo e non penso e non vedo,
nel retrovisore, che il mio vedere
ma liscio
ma indecifrato come un sacrificio
e fuori il piazzale è un’aria diamante
e fuori è il mio non ci sono portato qui
e sopra scoppia, nel sole, l’ostensione del sole.
(da Assetto di volo, 2006)
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Si può essere soli tra la folla? Si può. Lo siamo tutti, monadi anonime nell’anonima folla di un ipermercato, per esempio, come quello rappresentato in questi versi dal poeta friulano Pierluigi Cappello, seduto in macchina a posare il suo “sguardo fermo e dolente sul mondo, sulle cose, sulle persone, nella duplice direzione di una valutazione di sé e del disincanto per quella vita che avvolge e ammalia le altre esistenze”, come rilevato da Alessandro Fo.
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YLLI HARUNI, "TIM HORTONS A NIAGARA FALLS"
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LA FRASE DEL GIORNO
E qualcosa come uno stormo si stacca / in fuga dall’incendio / una nota, dai vetri, una voce / il breve sussurrare dei poeti.
PIERLUIGI CAPPELLO, Assetto di volo
Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.
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