LOUISE GLÜCK
TRAMONTO
La mia grande felicità
è il suono che fa la tua voce
chiamandomi anche nella disperazione; il mio dolore
che non posso risponderti
in parole che accetti come mie.
Non hai fede nella tua stessa lingua.
Così deleghi
autorità a segni
che non puoi leggere con alcuna precisione.
Eppure la tua voce mi raggiunge sempre.
E io rispondo costantemente,
la mia collera passa
come passa l’inverno. La mia tenerezza
dovrebbe esserti chiara
nella brezza della sera d’estate
e nelle parole che diventano
la tua stessa risposta.
(da L’iris selvatico, Giano, 2003 – Traduzione di Massimo Bacigalupo
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C’è nelle ultime poesie dell’Iris selvatico, raccolta della poetessa statunitense Louise Glück, Premio Nobel 2020, un passaggio verso una maggiore saggezza e consapevolezza: la luce colorata del tramonto, quello scenario magico e poetico, è una sorta di rivelazione, “la terra, qualunque cosa” dice la Glück in un’intervista del 2006 “non ho parole per descrivere questa divinità, o presenza celeste” - quasi un Dio che faccia timidamente capolino dietro gli alberi per dire che la fallacia e la natura umana si possono superare.
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FOTOGRAFIA (C) DAUM
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LA FRASE DEL GIORNO
L’anima è silenziosa. Se parla, parla nei sogni.
LOUISE GLÜCK, È l’alba
Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943), poetessa statunitense nata da famiglia ebrea ungherese. È stata premiata con il Pulitzer nel 1993 ed è stata Poeta Laureato del Congresso nel 2003. Per anni lettrice d’inglese al Williams College, ora insegna a Yale. Nel 2020 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.
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