CAROL ANN DUFFY
LA DONNA DELLA LUNA
Carissime, vi scrivo dalla luna
dove mi nascondo dietro la famosa luce.
Come potevate mai pensare un uomo quassù?
Una mucca ha fatto un salto. Il piatto è scappato
col cucchiaio. Ciò che mi è giunto da voi sono gioie, i lutti,
le risate, le perdite, i sogni, le vostre vite
brevi, la mia lunga, una geniale solitudine. Devo avere
un migliaio di nomi per la terra, mia vocazione azzurra.
Me ne vado in giro, la luna dieta di luce, un filo di pera,
spicchio di limone, fetta di melone, mezza arancia,
cipolla d’argento; il vostro suono umano cade nello spazio,
la canzone della nascita, la canzone dell’amante, la canzone della morte.
Affezionata come le parole alle cose, io fisso attonita, truce; deserti
dove c’erano foreste, mari malsani. Quando scende la notte, vi vedo
ricambiare lo sguardo come se udiste il mio Carissime,
cosa avete fatto, cosa avete fatto al mondo?
(da Le api, Le Lettere, 2014 – Traduzione di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti).
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“Cosa avete fatto, cosa avete fatto al mondo?” dice sconsolata la donna della luna, punto di vista femminile e distaccato in questi versi della poetessa scozzese Carol Ann Duffy. Davvero, possiamo dirlo anche noi, soprattutto in questo periodo in cui il Covid-19 imperversa e la nostra immobilità forzata ha permesso all’aria di ripulirsi e agli animali di riprendere possesso della natura. Cosa abbiamo fatto, cosa abbiamo fatto al mondo?
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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia e la preghiera sono molto simili.
CAROL ANN DUFFY, The Guardian, 4 dicembre 2005
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