OSIP EMIL’EVIČ MANDEL’ŠTAM
LO DICO IN BRUTTA COPIA, A VOCE BASSA
Lo dico in brutta copia, a voce bassa,
ché non è ancora venuto il momento:
il gioco del cielo irresponsabile
si attinge col sudore e l’esperienza.
E sotto il cielo dimentichiamo spesso
- sotto un purgatoriale cielo effimero -
che il felice deposito celeste
è una mobile casa della vita
9 marzo 1937
(da Cinquanta poesie, Einaudi, 1998 - Traduzione di Remo Faccani)
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“Voi, strappandomi i mari, la rincorsa, lo slancio / e dando al piede il sostegno di una terra forzata, / che avete escogitato? Un calcolo sagace: / il moto delle labbra non può venir sottratto” scriveva il poeta russo Osip Emil’evič Mandel’štam. La dittatura stalinista lo aveva ormai messo sotto la lente, analizzato, condannato al confino per la sua visione del mondo considerata antisovietica. Le parole però sono libere, continuano a essere gridate in una libertà assoluta, quella che Mandel’štam aveva rivendicato in una lettera all’amico-nemico, il poeta Gippius: “Non ho alcun preciso sentimento nei riguardi della società, di Dio e dell'uomo - però con tanta maggior forza amo la vita, la fede e l'amore”.
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FOTOGRAFIA © FREEOBOI
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LA FRASE DEL GIORNO
Trascorra il sedimento dell’istante – / il caro segno non si cancellerà.
OSIP EMIL’EVIČ MANDEL’ŠTAM
Osip Ėmil'evič Mandel'štam (Varsavia, 15 gennaio 1891 – Vladivostok, 27 dicembre 1938), poeta, letterato e saggista russo. Prosatore e saggista, esponente di spicco dell'acmeismo e vittima delle Grandi purghe staliniane: arrestato per una critica a Stalin e condannato ai lavori forzati in Siberia, morì nel campo di transito di Vladivostok.
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