MARIO TOBINO
IL PASI
Il Pasi era un giovanotto
veniva dalla Romagna,
insieme eravamo giovani,
si camminava muovendo le spalle,
le donne avean per noi debolezza.
Lui lo impiccarono i tedeschi
dopo sevizie che non ho piacere si sappiano,
io ho un cappotto di anni,
ma, o Pasi, sei stato
il più bell'italiano di mezzo secolo.
(da L'asso di picche, Vallecchi, 1955)
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25 aprile, Anniversario della Liberazione. Al di là della retorica e dei suoi eccessi, ecco una umanissima poesia di Mario Tobino, scrittore e psichiatra viareggino, combattente sul fronte libico e, dopo l’8 settembre, partigiano sulle colline toscane. È il ricordo di Mario Pasi, medico ravennate, commissario del CLN bellunese, catturato nel dicembre 1944 dai tedeschi, torturato e seviziato per quattro mesi nella caserma Tasso di Belluno e impiccato il 10 marzo 1945 al Bosco delle Castagne per rappresaglia ad un attentato al Poligono di tiro di Mussoi. I versi di Tobino fanno pensare ancora una volta alla celebre frase della Casa in collina di Cesare Pavese: “Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione”.
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IMMAGINE DAL WEB
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LA FRASE DEL GIORNO
La storia fosse scritta dalle vittime / altro sarebbe, un tempo di minuti, / di formiche incessanti che ripullulano / al nostro soffio e pure ad una ad una / vivide di tenacia, intente d’essere.
ALFONSO GATTO, La storia delle vittime
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