mercoledì 18 novembre 2020

Zenzero e curcuma


MAYA TEVET DAYAN

VENTESIMO GIORNO DI LOCKDOWN

Un astrologo indiano
su internet
pronostica che stanotte
raggiungeremo il picco.
Consiglia di bollire
zenzero e curcuma,
di coprirsi la testa con un asciugamano
e inalare il vapore.
Come può far male
mettere a bollire un altro calderone
in Terra Santa?

“E che male può farti
bere tre tazze di tè nero al giorno?"
— mi domanda papà.
È qualcosa che leggi su Whatsapp.
Non mi interessa niente.

Tagliamo un limone in acqua bollente,
facciamo gargarismi con sale grosso,
disinfettiamo gli spazzolini da denti,
evitiamo di toccare il corrimano
delle scale.
Il corpo può essere grande
ma la pelle

è tempestata di infinitesimi fori.
Mi avvolgo in una sciarpa,
due tre volte intorno alla bocca
(nessuna efficacia, così diceva il giornale).
Cammino per il quartiere
da qui a lì, venticinque volte.
Incrocio andata e ritorno
il vicino rumeno.

Perché ho scoperto adesso che avevo
un vicino rumeno, che la lesbica
che vive al piano di sotto
la notte russa,
che anche le mie figlie sono disposte
a cenare al tramonto.
Contemplo preoccupata le stelle
e porto le bambine a dormire con me.

"L’umanità necessita di superare queste tenebre"
— dice l’astrologo. Allungo le mani,
cerco di riparare
con un braccio lunghissimo
noi tre.

.

Dopo la lunga quarantena della scorsa primavera, siamo di nuovo in “lockdown”, perlomeno in gran parte delle regioni d’Italia classificate come zona rossa. E probabilmente ci capita di fare come la poetessa israeliana Maya Tevet Davan (la poesia è dello scorso aprile): preoccuparci per la situazione, cercare di proteggerci, cazzeggiare sui social e su Whatsapp, e - perché no? - interagire maggiormente con i vicini.

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RACHEL PETRUCCILLO, "TÈ AL GINGER"

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LA FRASE DEL GIORNO
Il virus non deve essere associato a un Paese o a una nazionalità. In una comunità globale, ciascuno di noi deve essere il custode dell'altro. Non permettiamo alla paura di derubarci della nostra umanità.
ABIY AHMED ALI, Agi, 28 marzo 2020




Maya Tevet Dayan (Ashkalon, 1977), poetessa israeliana-canadese che vive tra Tel Aviv e Vancouver. Premio Kugel nel 2016  e Premio del Primo Ministro israeliano nel 2018, è insegnante di poesia e letteratura indiana e traduttrice dal sanscrito Il suo romanzo Mille anni di attesa è stato un bestseller in Israele.


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