domenica 8 novembre 2020

Una targhetta sul citofono


MICHELE MARI

SE MI EMOZIONA

Se mi emoziona
pensare una targhetta sul citofono
con i nostri cognomi congiunti
se prima di addormentarmi
mi studio di variarla
in ottone
in ferro smaltato bombé
in plastica oro a caratteri rossi
in plastica grigia a caratteri blu
in cartoncino manoscritto
nell'antica striscia del dymo
immagina
quanto male mi faccia
pensare a un figlio in cui congiunti
fossero i nostri occhi

(da Cento poesie d'amore a Ladyhawke, Einaudi, 2007)

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Ah, l’amore… questo sentimento che sa rendere sciocchi persino i saggi. Eccolo qui trionfare in un sogno ad occhi aperti del poeta Michele Mari in cui basta pensare ai nomi uniti sulla targhetta del citofono, emblema di una convivenza, di un essere insieme nella stessa casa per far partire quel brivido, quel fremito che poi ingigantisce pensando a un’altra unione, a ciò che potrebbe incarnare due persone in una, un figlio.

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LA FRASE DEL GIORNO
Tertium dabatur / e sarebbe stato vivere / sfiorandoci.
MICHELE MARI, Cento poesie d’amore a Ladyhawke




Michele Mari (Milano, 26 dicembre 1955), scrittore, traduttore, poeta e accademico italiano. Nei suoi scritti i temi più ricorrenti sono quelli dell’infanzia e della memoria: in uno stile ricercato spesso usato in chiave gotica e barocca si ispira al genere horror e a quello della fantascienza.


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