LEONARDO SINISGALLI
GOETHE E SCHOPENHAUER
Da un vetro di finestra affumicato
e davanti a un cappello nero
ho fatto nascere il giallo,
scrisse Goethe a Schopenhauer.
Esiste un confine otre il quale
le cose spariscono e non conviene
più cercarle.
(da Mosche in bottiglia, Mondadori, 1975)
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Le ultime poesie di Leonardo Sinisgalli si fanno più essenziali, si riducono all’osso: «Come il ragno / costruisco con niente, / lo sputo la polvere, / un po’ di geometria». Questo dialogo tra Goethe e Schopenhauer è in effetti una matura constatazione espressa nella epigrammatica sentenza finale che sono le cose – leggasi la poesia – a cercare noi e il poeta non è altro dunque che un “geometra cieco”, un “musico sordo” non più “succube dei ricordi”: «Stringi la trama / delle tue annotazioni, / cerca di vedere il meno / possibile».
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IMMAGINE © WALLPAPER SAFARI
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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta non deve edificare, deve soltanto allineare.
LEONARDO SINISGALLI, L’immobilità dello scriba
Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta, saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.
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