LIBERO DE LIBERO
SCEMPIO E LUSINGA
I giorni che non tornano tu chiami
e quella che mi scopri è una sembianza
ricopiata da ieri, una speranza
che stagioni promette inesistenti,
e appena spunta già non vedi l’oggi,
scaglia pietre il futuro alle tue spalle.
Se primavera frizza una mattina
sulla tua guancia illusa dalla brina,
non dire che la rosa porporina
ormai figura la nostra passione,
tu non ignori il vento che la brucia,
la livida spoglia che essa contiene.
E lo sterile inganno d’un’aurora
che la tua brace finge nel mio sguardo:
la stella dedicata alla tua sorte,
scempio e lusinga, è Venere demente
e tu Sirio la credi, arpa divina,
ma è il tuo colpo di frusta che fa lampo.
Tu del rimpianto sorseggi gli aceti
e la mano ti stringe l’altra mano,
ogni notte è il congedo da te stessa.
e il fischio che fa l’eco al tuo risveglio
fosse d’un treno tornato dagli addii,
è l’amen che ricorre e non conclude.
Tu sprechi il mare per salvare la goccia,
l’ancora getti dove basta l’amo,
chiedi un delirio a chi da te l’implora:
Tu mi aggiri con vezzi di ventaglio
e fatua scatti in carezze di lama,
resti tu sola trappola del giuoco.
(da Sono uno di voi, 1969)
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Calza a pennello per questa poesia di Libero De Libero la definizione che diede di lui Dario Bellezza: “Ermetico fino in fondo – con tutte le derivazioni più lusinghiere da Quasimodo e da Montale (…) niente nevrosi, niente eros: solo grazia, eleganza, amori puliti, epigrammi sentimentalmente funerari”. De Libero in cinque sestine delinea il ritratto di una donna e di un amore ormai finito.
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FELICE CASORATI, "RITRATTO DI CESARINA GUALINO"
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LA FRASE DEL GIORNO
Trabocca la vita dal suo calice / e in ogni sembianza una goccia brucia.
LIBERO DE LIBERO, Sono uno di voi
Libero De Libero (Fondi, 10 settembre 1903 – Roma, 4 luglio 1981), poeta, critico d'arte e narratore italiano. Gli Anni ‘30 lo videro al Caffè Aragno di Roma con Vincenzo Cardarelli, partecipe della scuola pittorica di via Cavour. La sua poesia si inserisce in un ermetismo legato alla terra, al vigore del reale.
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