PIERLUIGI CAPPELLO
IL CALABRONE
C’è un’ansietà d’attesa nella stanza:
il calabrone è un acino di rabbia.
Ha descritto da parete a parete
spigoli d’aria. Ha cabrato e picchiato.
Sfiorato sul tavolo frontespizi
e costole, cime di suppellettili
le rime di me trascritte sui fogli.
Ho spalancato tutte le finestre,
abbandonati i fogli. Fuori il sole
è fiorito sui rami, sorridente
fra me che scrivo e la parola niente.
(da Azzurro elementare, Rizzoli, 2013)
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“Nella loro apparente semplicità queste liriche aeree fanno leva su tutti i minuscoli segreti dell’arte poetica, dal mettere in posa un qualunque aspetto della vita per ritrarlo con delicatezza sotto un nuovo sguardo, fino alle musiche dei puri intrecci di suoni” scrive Alessandro Fo di Azzurro elementare, raccolta con cui Pierluigi Cappello riunì le sue poesie dal 1992 al 2010. È un momento in cui nulle accade se non il volo disperato di un calabrone dentro la stanza: il poeta apre le finestre per farlo uscire ed entra la bellezza del sole.
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IMMAGINE DA PINTEREST
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LA FRASE DEL GIORNO
Questa è forse la forza più grande della poesia, dare forma al tempo.
PIERLUIGI CAPPELLO, Lo spazio esposto, Luglio 2011
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