GIUSEPPE CONTE
CHE COS’ERA IL MARE
Che cos’era il mare? Aveva
code d’acqua e zampe d’acqua tra le
rocce, levigava i ciottoli, faceva
sigle di luce sulla sabbia: era
profondo ma insensibile, si diceva, e
celibe, individuale, sterile.
In onde riottose o calme
maree saliva e discendeva, circondava
le terre, lui lunare, lui freddo, irriducibile
nel suo votarsi al movimento e all’aridità.
Le navi lo solcavano in lunghe scie.
Ora si è persa la memoria delle tempeste
e dei fari, dei velieri e dei transatlantici, dei
naufraghi, dei carichi di porpora e
di carbone, di Tiro, di Londra.
Era profondo ma insensibile, si diceva, dimora
delle conchiglie, delle famiglie dei
pesci, estinte, ora: aveva fondali viscidi, crateri e
alghe, e coralli.
Tagliava i promontori, reggeva le isole.
Giocava, lui muto, sprezzante, inservibile,
felice nei suoi movimenti
vitali.
(da L’Oceano e il ragazzo, Rizzoli, Milano, 1983)
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Protagonista di molti versi del poeta ligure Giuseppe Conte è il mare, che sempre ci attira e ci respinge, che porta la vita e la morte. Il mare si impone qui come una potente divinità in cui è passata la storia, da cui si è originata ogni forma esistente, estendendo,le parole del salmista: “Ecco il mare, grande e immenso, / dove si muovono creature innumerevoli, / animali piccoli e grandi. / Là viaggiano le navi / e là nuota il leviatano che hai creato perché vi si diverta”.
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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
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LA FRASE DEL GIORNO
Nelle città senza mare chissà a chi si rivolge la gente per ritrovare il proprio equilibrio… forse alla Luna….
BANANA YOSHIMOTO, Tsugumi
Giuseppe Conte (Porto Maurizio, Imperia 15 novembre 1945) è uno scrittore, poeta e traduttore italiano. Insegnante di filosofia e collaboratore di numerose riviste. Si è interessato, come studioso, ai procedimenti metaforici. La sua ispirazione poetica si affida al mito, dall’universo classico a quello druidico, da quello azteco a quello orientale.
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