EUGÉNIO DE ANDRADE
POESIE SOLARI, IV
Appoggi il viso alla malinconia e nemmeno
odi l’usignolo. O è l’allodola?
Reggi male l’aria, diviso
tra la fedeltà che devi
alla terra di tua madre e all’azzurro
quasi bianco dove l’uccello si perde.
La musica, diciamo così,
è sempre stata la tua ferita ma anche
è stata esaltazione sulle dune.
Non odi l’usignolo. O l’allodola.
È dentro di te
dove tutta la musica è uccello.
(da Bianco nel bianco, 1984)
.
I versi del poeta portoghese Eugénio de Andrade hanno la limpidezza del paesaggio mediterraneo, il biancore secco dei paesi del sud: ricrea un'atmosfera bruciata dall’estate, in cui si esaltano i sensi. Qui, nel sole del Fundäo, la terra dove passò l’infanzia, rievoca quel tempo come un retaggio ancestrale in cui il vento e la luce sembrano divorare ogni cosa, anche il canto dell’usignolo – o dell’allodola – che è però ben saldo nella memoria: “Scrivo per portare alla bocca / il sapore della prima / bocca che baciai tremante. / Scrivo per arrivare / alle origini. / E tornare a nascere”.
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FOTOGRAFIA © WALLUP
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LA FRASE DEL GIORNO
Respiro la terra nelle parole, / nel dorso delle parole /
respiro /
la pietra fresca della calce.
EUGÉNIO DE ANDRADE
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