EUGENIO MONTALE
CHISSÀ SE UN GIORNO BUTTEREMO LE MASCHERE
Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
che egli stesso non sappia il suo privilegio.
Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,
pagò il suo dono con balbuzie o peggio.
Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome
fu sempre impronunciabile per cause
non solo di fonetica. La scienza
ha ben altro da fare o da non fare.
(da Quaderno di quattro anni, Mondadori, 1977)
.
“Pochi istanti / hanno bruciato tutto di noi / fuorché due volti, due / maschere che s’incidono, sforzate / di un sorriso” scriveva Eugenio Montale (1896-1981) in Due nel crepuscolo: una riflessione che sta bene in questo martedì di Carnevale, ripresa nei versi del Quaderno di quattro anni, avvolti ancora di più nella tetraggine negativa che caratterizza tutta la ricerca poetica del premio Nobel. Eppure, un esilissimo raggio di luce, un infinitesimo dubbio riesce comunque a filtrare, quell’individuo in cui maschera e volto coincidono, capace di togliere il velo al mistero, di illuminare il reale con la sua verità così rara.
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RAFAL OLBINSKI, “THE MARRIAGE OF FIGARO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Non dal volto si conosce l'uomo, ma dalla maschera.
KAREN BLIXEN, Sette storie gotiche
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