“Febbraio è sbarazzino. / Non ha i riposi del grande inverno, / ha le punzecchiature, / i dispetti” scrisse Vincenzo Cardarelli. Così, può avere la faccia primaverile descritta dalla poetessa torinese Maria Luisa Spaziani oppure quella tristemente invernale raccontata dal poeta russo Boris Pasternak.
MARIA LUISA SPAZIANI
FEBBRAIO TRADITORE
Non so quale inquietudine posandosi
a scialle sopra i rami,
sopra le altane che nel vuoto sporgono
come prue di porti insabbiati,
non so che maleficio o ammonimento
o bilico dell'anima
gridano i corvi al baluardo dei platani.
Oggi è scirocco giallo di coriandoli,
già verzica la scorza, in capriole
vanno nubi arlecchine. Incombe nera
solo l'ambigua sonnolenza sua,
del fusto tutto spine, enigma al buio
che il suo vermiglio liquame trasuda,
che ultimo esploderà, sigillo infausto
di primavera, l'albero di Giuda.
(da Transito con catene, 1977)
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BORIS PASTERNAK
FEBBRAIO
Febbraio. Prender l'inchiostro e piangere!
Scrivere di Febbraio a singhiozzi,
finché il tempo piovoso scrosciante
brucia come una fosca primavera.
Prendere una carrozza. Per sei soldi
fra scampanio e stridere di ruote
recarsi là dove la pioggia torrenziale
strepita più che lacrime ed inchiostro.
Dove, come pere incenerite,
dagli alberi mille cornacchie
cadranno nelle pozze rovesciando
una secca mestizia sul fondo degli occhi.
Nereggiano di sotto gli spazi disgelati,
e il vento e solcato dai gridi,
e quanto più a caso, tanto più esattamente
si compongono i versi a singhiozzi.
1912
(Февраль, da Il gemello nelle nuvole, 1914 – Traduzione di Angelo Maria Ripellino).
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LA FRASE DEL GIORNO
I giorni in grigio e viola / che dei soavissimi colli e pendii / dolcemente riveste / malinconia.
MARIO NOVARO, Murmuri ed echi
Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.
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