ROBERTO JUARROZ
SETTIMA POESIA VERTICALE, 32
Così come non possiamo
sostenere a lungo uno sguardo,
neppure possiamo sostenere a lungo l’allegria,
la spirale dell’amore,
la gratuità del pensiero,
la terra sospesa nel canto.
Non possiamo nemmeno sostenere a lungo
le proporzioni del silenzio
quando qualcosa lo visita.
E ancora meno
quando niente lo visita.
L’uomo non può sostenere a lungo l’uomo,
e neppure quello che non è umano.
E tuttavia può
sopportare il peso inesorabile
di ciò che non esiste.
(da Settima poesia verticale, 1982)
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Nella sua ansia di definire il mondo intero il poeta argentino Roberto Juarroz si assume un po’ il compito dei cartografi dell’impero narrato da Borges, quello di disegnare una mappa della provincia in scala 1:1. La sua opera è un fluire ininterrotto, un poema che si sviluppa dal 1958 al 1997, spezzato e numerato solo per esigenze editoriali. Qui, indagando il tema principale della sua poesia, la ricerca della più autentica esistenza dell’uomo, è alle prese con la fragilità umana, con l’impossibilità di rimanere costante nei sentimenti, nonostante la capacità di sopportare il peso dell’illusione, del vuoto come rovescio di tutto quello che esiste.
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MILES PASICK, “PARADISE LOST. BOOK II. LINE 146 (LODESTAR)”
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LA FRASE DEL GIORNO
Cercare una cosa / è sempre incontrarne un’altra. / Così, per trovare qualcosa, / bisogna cercare quello che non è.
ROBERTO JUARROZ, Dodicesima poesia verticale
Roberto Juarroz (Coronel Dorrego, 5 ottobre 1925 – Buenos Aires, 31 marzo 1995), poeta, saggista e bibliotecario argentino. La sua opera, salvo le prime Sei poesie scelte del 1960 è riunita con il titolo unico di Poesia verticale. Varia solo il numero d'ordine, da raccolta a raccolta, fino alla quattordicesima, uscita postuma nel 1997.
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