ANTONIA POZZI
RICONGIUNGIMENTO
Se io capissi
quel che vuole dire
- non vederti più -
credo che la mia vita
qui - finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l'altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui - zattere sciolte - navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi,
fili di lana
o piume - distanti -
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.
* * * * *
NOVEMBRE
E poi - se accadrà ch'io me ne vada -
resterà qualche cosa
di me
nel mio mondo -
resterà un'esile scia di silenzio
in mezzo alle voci -
un tenue fiato di bianco
in cuore all'azzurro -
Ed una sera di novembre
una bambina gracile
all'angolo di una strada
venderà tanti crisantemi
e ci saranno le stelle
gelide verdi remote -
Qualcuno piangerà
chissà dove - chissà dove -
Qualcuno cercherà i crisantemi
per me
nel mondo
quando accadrà che senza ritorno
io me ne debba andare.
Di Antonia Pozzi abbiamo visto il dolore, l’impossibilità di rimanere ancorata alla vita, la ricerca dell’abisso. In queste due poesie che si possono leggere come un triste presagio, spiccano la purezza delle parole e la bellezza delle immagini: i fiori venduti da una bambina, le nuvole che si sfilacciano nel cielo azzurro per poi ricongiungersi.
Il 2 dicembre del 1938 la poetessa ventiseienne si recherà all’Abbazia di Chiaravalle e inghiottirà decine di barbiturici sdraiandosi nel gelido prato di fronte alla chiesa. Vano sarà l’intervento di un contadino: trasportata al Policlinico di Milano, vi morirà la sera seguente.
Leggendo Antonia Pozzi possiamo capire quanto profonda possa divenire la sofferenza, quanto un piccolo dolore si possa ingigantire fino ad assorbire tutta quanta un’esistenza, come un buco nero capace di attirare una stella brillante quale lo era la poetessa milanese, colta e raffinata, amante della natura e della montagna.
Per la biografia e un breve profilo critico vedi :
Leggendo Antonia Pozzi possiamo capire quanto profonda possa divenire la sofferenza, quanto un piccolo dolore si possa ingigantire fino ad assorbire tutta quanta un’esistenza, come un buco nero capace di attirare una stella brillante quale lo era la poetessa milanese, colta e raffinata, amante della natura e della montagna.
Per la biografia e un breve profilo critico vedi :
Antonia Pozzi in montagna
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LA FRASE DEL GIORNO
Vile, veramente vile è solo chi ha paura dei suoi ricordi.
ELIAS CANETTI, La Provincia dell'Uomo
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
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