HANS MAGNUS ENZENSBERGER
IL MENTITORE
Io lavoro, mi diceva all’orecchio,
a cose totalmente futili.
La parola velluto, per esempio,
non è come sentire del velluto?
Un che di morbido, di peloso
sulla lingua.
Si può dire?
Si chiama così? - Così cosa?
- Questo soffio lanuginoso nel Suo orecchio.
- Nel mio orecchio? - Lei rabbrividisce.
- È dunque a questo che Lei lavora! - Sì.
Se si nomina qualcosa, esiste,
si rigonfia,
morbido e senza punte,
pura futilità
come questo brivido
che è una parola
e non è velluto.
(da Musica del futuro, 1991 - Traduzione di Anna Maria Carpi)
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Il poeta - dice Hans Magnus Enzensberger - è un creatore di futili sinestesie, sa creare bellissime menzogne, trasformando l'essere in parole, suggerendo quello che non si può dire ma che attraverso la poesia perlomeno si riesce a intuire.
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FOTOGRAFIA © YAOYAO/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Un rischio che forse fa parte dello scrivere poesie, racconti, drammi: il rischio che tali valori siano fin da principio, indipendentemente dal loro fallimento o dalla loro riuscita, sterili e senza speranza. Chi fa letteratura come arte non è per questo confutato, ma non può neppure più essere giustificato.
HANS MAGNUS ENZENSBERGER
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Hans Magnus Enzensberger (Kaufbeuren, 11 novembre 1929 – Monaco, 24 novembre 2022), scrittore, poeta, traduttore ed editore tedesco. La sua poesia, con espressione volutamente antipoetica e provocatoria, non vede un mezzo di salvezza per l'uomo e si presenta come denuncia spietata di tutte le storture e debolezze della società.


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