"L'origine e la ragione della mia vita è la poesia, ho fatto tutto per essa e attraverso di essa", ha detto una volta il poeta messicano Dionicio Morales, scomparso il 17 luglio. Nato nel 1943 a Cunduacán, fu segretario di Carlos Pellicer, che fu il suo mentore e lo introdusse alla poesia quando gli diede da leggere le opere complete di Rubén Darío. Come scrive José Homero, la sua è “una poesia che non cerca di rinnovare la tradizione, ma che diventa necessaria perché ci permette di definirla meglio (…) rappresenta la transizione tra una poesia celebrativa del mondo, e con esso, della natura e dell'amore, e la consapevolezza che nemmeno la passione può salvarci”.
FOTOGRAFIA © EL HERALDO DE TABASCO
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SEGNI, I
A Eunice Odio
L'alba spunta sul mondo
Di soprassalto ci si sveglia
con la certezza che il giorno prima
ha piovuto tutta la notte sulla stessa pietra
e che il vento orizzontale
ha posato il primo uccello del giorno
sull'albero
più alto
E non si sa che cosa fare di fronte
alla realtà che di nuovo comincia,
se essere tristi piangere o sfogare
la rabbia precoce sul giorno
o semplicemente sedersi
e da lì osservare
come
passa
la vita
(da Iscrizioni e segni, 1985)
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LE PIETRE DEL BOSCO, 1
Le pietre del bosco non dormono mai
sognano
l'immortalità degli esseri e delle cose
amate
Custodiscono in sé
il grande peso del mondo
Trascinano la vita pietrificata nelle loro viscere
Nessuno sa che sono lisce e morbide dentro
Respirano desiderio
Sognano
dalla loro anonima serenità romanzi lustrali
(da Le stagioni spezzate, 2003)
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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta è chi davvero lega la sua vita e la sua esperienza con l’arte.
DIONICIO MORALES, Ritrovamenti
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Dionicio Morales (Cunduacán, 14 novembre 1943 – Tabasco, 17 luglio 2025), poeta e critico letterario messicano. Allievo di Carlos Pellicer, pubblicò una ventina di raccolte poetiche. La sua poesia si concentra su un universo interiore che ribolle e si nutre di immediatezza, interrogandosi sulla realtà, sulla vita e sull’amore.


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