mercoledì 25 ottobre 2023

Per il deluso autunno


ANDREA ZANZOTTO

COLLOQUIO

Ora il sereno è ritornato le campane suonano per il vespero ed io
le ascolto con grande dolcezza. Gli ucelli cantano festosi nel cielo
perché? Tra poco e primavera i prati meteranno il suo manto verde,
ed io come un fiore appasito guardo tutte queste meraviglie.
Scritto su un muro in campagna

Per il deluso autunno,
per gli scolorenti
boschi vado apparendo, per la calma
profusa, lungi dal lavoro
e dal sudato male.
Teneramente
sento la dalia e il crisantemo
fruttificanti ovunque sulle spalle
del muschio, sul palpito sommerso
d’acque deboli e dolci.
Improbabile esistere di ora
in ora allinea me e le siepi
all’ultimo tremore
della diletta luna,
vocali foglie emana
l’intimo lume della valle. E tu
in un marzo perpetuo le campane
dei Vesperi, la meraviglia
delle gemme e dei selvosi uccelli
e del languore, nel ripido muro
nella strofe scalfita ansimando m’accenni;
nel muro aperto da piogge e da vermi
il fortunato marzo
mi spieghi tu con umili
lontanissimi errori, a me nel vivo
d’ottobre altrimenti annientato
ad altri affanni attento.

Sola sarai, calce sfinita e segno,
sola sarai fin che duri il letargo
o s’ecciti la vita.

Io come un fiore appassito
guardo tutte queste meraviglie.

E marzo quasi verde quasi
meriggio acceso di domenica
marzo senza misteri

inebetì nel muro.

(da Vocativo, 1957)

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Il colloquio è quello che avviene a distanza tra il poeta veneto Andrea Zanzotto e un anonimo illetterato che ha lasciato una scritta su un muro: in quella frase Zanzotto, che sta passeggiando nella campagna che va vestendosi d'autunno, avverte la poesia, il desiderio di un'eterna primavera, così lontana dall'ottobre in cui si trova immerso.

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FOTOGRAFIA © LARISA KOSHKINA/PUBLIC DOMAIN NET

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Attraverso l’autunno / ecco il tuo segmentarti / in sale e istanti / in memoria e sapore.
ANDREA ZANZOTTO, Vocativo

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Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


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