domenica 19 marzo 2023

A mio padre


ALFONSO GATTO

A MIO PADRE

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
– Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno – Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.

(da La storia delle vittime, Mondadori, 1966)

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È il primo San Giuseppe senza mio padre – se ne è andato una notte dello scorso ottobre – e in questa giornata tradizionalmente dedicata ai papà rileggo con emozione la poesia di Alfonso Gatto ritrovandovi la nostalgia per ciò che fu, per gli insegnamenti e le giornate trascorse in allegria, per la gioia delle piccole cose come lo sbocciare della primavera, trasformando l’assenza in memoria.

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FOTOGRAFIA © LJCOR/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Padre vinto nel sonno / oscuro e lontano, / il bambino ti sveglia con la mano / Ancora nato nel tuo sogno chiede / ricordo dell'età che ti correva / giovane agli occhi.
ALFONSO GATTO, Poesie




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


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