OCTAVIO PAZ
LE ARMI DELL’ESTATE
Ascolta i palpitii dello spazio
i passi della stagione in estro
sulle braci dell'anno
Rumore di ali e crotali
lontani tamburi d'acquazzone
ansia e crepitio della terra
sotto la veste d'insetti e radici
La sete si sveglia e costruisce
le sue grandi gabbie di vetro
ove acqua incatenata è la tua nudità
acqua che canta e si scatena
Con le armi dell'estate
entri nella mia stanza nella mia fronte
a sciogliere il fiume del linguaggio
guardati in queste rapide parole
A poco a poco il giorno brucia
sul paesaggio abolito
la tua ombra è un paese di uccelli
che il sole sperde con un gesto
(da Versante est, 1969)
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Le armi dell’estate sono i sensi: la voce poetica del Nobel messicano Octavio Paz esorta a risvegliarli – è un momento che precede il monsone, Paz era allora diplomatico in India – per giungere a un’estasi del linguaggio, al riconoscimento della poesia stessa.
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GIORGIO DE CHIRICO, "SOLE SUL CAVALLETTO"
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è innamorata dell'istante e cerca di riviverlo nei versi, separandolo così dal tempo sequenziale e trasformandolo in un presente prestabilito.
OCTAVIO PAZ, Lettura per il Nobel, 1990
Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998), poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.
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