martedì 9 gennaio 2018

Troppo te stessa


HENRIK NORDBRANDT

ORA NON POSSO PIÙ USARTI

Ora non posso più usarti
come una rosa nelle mie poesie d'amore:
sei troppo grande, troppo bella
e troppo, troppo te stessa.

Ora posso in realtà solo guardarti
come si guarda un fiume
che ha trovato il suo letto
e lo assapora in ogni suo movimento

ogni sua ansa, ogni suo pesce
e ogni suo tramonto
fra i monti azzurri coperti di neve
che sono miei, e miei solo
perché fra loro ti sei aperta un varco.

Ora posso solo specchiarmi
nelle acque che scorrono placide
insieme ai petali di fiori che cadono
alle chiatte e alle città minerarie deserte

dove i tuoi amanti si ubriacano
e si affogano al tuo chiaror di luna
e vengono rigettati sulle rive

nei paesi lontani dove ci incontriamo in sogno.

(da Ode alla piovra e altre poesie d'amore, 1975 - Traduzione di Bruno Berni)

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Questi versi del poeta danese Henrik Nordbrandt mi hanno fatto pensare immediatamente al grande disperato amore di Catullo, alla Lesbia che ”in quadriviis et angiportis" spreme i magnanimi nipoti di Remo. È un amore che trova il suo spazio solo nel lasciar andare, nel vivere da lontano, come lo spettatore che osservi la scena. Eppure, anche in sogno, è sempre amore, proprio come in Catullo: “Nessun amore avrà mai quella fedeltà / che nel mio amore io ti ho portato”.

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Vicente Romero Redondo (5)

DIPINTO DI VICENTE ROMERO REDONDO

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mare è pieno di vecchie navi stanche / che abbiamo affondato nei nostri tentativi di raggiungerci.

HENRIK NORDBRANDT, Ode alla piovra e altre poesie d’amore




Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Digte. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.


1 commento:

EB ha detto...

Che dissonanza tra il verbo ''usare'' e la parola ''amore''...
Rimpianto per una donna diventata donna, viva.