venerdì 12 gennaio 2018

Dieci anni di “Canto delle Sirene”


E sono dieci. Dieci anni. Il Canto delle Sirene nacque esattamente il 12 gennaio 2008 alle cinque del pomeriggio, anche se con una diversa intenzione. Poi, con lo scorrere degli anni, ha assunto la connotazione di contenitore di poesie, quella che ha adesso e che – spero – lo fa apprezzare. La scelta è stata quella di percorrere i sentieri meno battuti, quelli dei poeti meno noti – anche italiani – senza però abbandonare la via più larga e facile, quella dei “grandi”. E infatti ci sono in questi dieci anni Karmelo C. Iribarren e Gloria Fuertes, Diego Valeri e Gaetano Arcangeli, ma non mancano Montale e Ungaretti, il canto V della Divina Commedia e L’Infinito di Leopardi.

Che altro dire? Dieci anni sono un bel traguardo, un punto di osservazione, ma da questo belvedere la strada prosegue. Come festeggiare allora? Non ho trovato modo migliore che una bella carrellata di poesie, ben dieci, una per anno, di quelle già pubblicate, con il rimando al post originale, se vi verrà voglia di andare a leggerlo. Qui sotto alcune delle intestazioni usate per il blog.

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2008


EUGENIO MONTALE

NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO

Non recidere, forbice, quel volto
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé crolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di novembre.

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2009


ROBERT FROST

LA STRADA NON PRESA

Divergevano due strade in un bosco
Ingiallito, e spiacente di non poterle fare
Entrambe essendo uno solo, a lungo mi fermai
Una di esse finché potevo scrutando
Là dove in mezzo agli arbusti svoltava.

Poi presi l'altra, che era buona ugualmente
E aveva forse i titoli migliori
Perché era erbosa e poco segnata sembrava;
Benché, in fondo, il passar della gente
Le avesse invero segnate più o meno lo stesso,

Perché nessuna in quella mattina mostrava
Sui fili d'erba l'impronta nera d'un passo.
Oh, quell'altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
Dubitavo se mai sarei tornato.

Questa storia racconterò con un sospiro
Chissà dove fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco e io...
Io presi la meno battuta,
E di qui tutta la differenza è venuta.

(Traduzione di Giovanni Giudici)

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2010


LUCÍA RIVADENEYRA

DICONO

Dicono che un buon bagno
cancella tutto.

Io è da anni che mi bagno
                     mi strofino
                     mi arrosso
e non ho potuto strapparmi
                     le tue mani.

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2011


ANA ROSSETTI

COME SAREBBE ESSERE TE

Questo è l'enigma, l'ansia travolgente
di conoscere, il desiderio irresistibile di gettare l’ancora
in te, di possederti.
Come sarebbe la perplessità di essere te,
il mistero, la malattia di essere te e sapere
Come sarebbe lo stupore di essere te, davvero te e
con i tuoi occhi vedermi.
Come sarebbe percepire che ti amo
Come sarebbe, essendo te, sentirmelo dire
E come sarebbe, allora, sentire quello che senti tu.

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2012


ANTONIA POZZI

L’ALLODOLA

Dopo il bacio – dall'ombra degli olmi
sulla strada uscivamo
per ritornare:
sorridevamo al domani
come bimbi tranquilli.
Le nostre mani
congiunte
componevano una tenace
conchiglia
che custodiva
la pace.
Ed io ero piana
quasi tu fossi un santo
che placa la vana
tempesta e cammina sul lago.
Io ero un immenso
cielo d'estate
all'alba
su sconfinate
distese di grano.
Ed il mio cuore
una trillante allodola
che misurava
la serenità.

25 agosto 1933

(da Parole, 1939)

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2013


PAUL ÉLUARD

UNA LIBBRA DI CARNE

Sono un uomo nel vuoto
Un uomo sordo cieco muto
Sopra un immenso piedistallo di silenzio nero

Nulla questo oblio senza limiti
Questo zero assoluto di uno zero ripetuto
La solitudine compiuta

Il giorno è senza macchia e la notte è pura

Qualche volta prendo i tuoi sandali
E cammino verso te

Qualche volta indosso la tua veste
E ho i tuoi seni e ho il tuo ventre

Allora mi vedo con la tua maschera
E mi riconosco

(da Poesie - Traduzione di Vincenzo Accame)


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2014


WISŁAWA SZYMBORSKA

IN EFFETTI, OGNI POESIA

In effetti ogni poesia
potrebbe intitolarsi «Attimo».

Basta una frase
al presente,
al passato o perfino al futuro:

basta che qualsiasi cosa
portata dalle parole
stormisca, risplenda,
voli nell’aria, guizzi nell’acqua,
o anche conservi
un’apparente immutabilità,
ma con una mutevole ombra;

basta che si parli
di qualcuno
o di qualcuno accanto a qualcosa,

di Pierino che ha il gatto
o che non ce l’ha più;

o di altri Pierini
di gatti e non gatti
di altri sillabari

sfogliati dal vento;
basta che a portata di sguardo
l’autore metta montagne provvisorie
e valli caduche;

che in tal caso
accenni al cielo
solo in apparenza eterno e stabile;

che appaia sotto la mano che scrive
almeno un’unica cosa
chiamata cosa altrui;

che nero su bianco,
o almeno per supposizione
per una ragione importante o futile,
vengano messi punti interrogativi,
e in risposta -
i due punti:

(da Due punti, 2005 - Traduzione di Piero Marchesani)

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2015


KARMELO C. IRIBARREN

LA DONNA DEI MIEI SOGNI

In tutte le città dove sono stato
mi è sembrato di vederti:
un autobus che parte
e che non riesco a prendere,
o un ascensore che si chiude,
o voltando un angolo
al calar della notte,
o in fondo,
tra fumo e voci,
in un bar dell’alba…

In ogni luogo, sempre,
la tua immagine appare
e scompare.

(da Serie B, 1998)


2016


DEREK WALCOTT

L’AMORE DOPO L’AMORE

Verrà il momento
in cui, con gioia,
saluterai te stesso mentre arrivi
alla tua porta, nel tuo specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,

dicendo: siediti qui. Mangia.
Amerai di nuovo l’estraneo che era in te.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, all’estraneo che ti ha amato

per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro, che ti conosce a memoria.
Togli le lettere d’amore dallo scaffale dei libri,

le foto, gli appunti disperati,
sbuccia la tua immagine dallo specchio.
Siediti. Banchetta con la tua vita.

(Love after love, da Uve di mare, 1976 – Traduzione di Matteo Campagnoli)

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2017


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

POESIE PER LA STESSA MONTAGNA, II

Ti salivo, ti scendevo, carico
di cielo per i miei domani.
Le mie parole, calici, dovevano
riempirsi di luce. I miei versi,
vasi alla finestra di Dio.

(da Corale, 1988 - Traduzione di Gilda Tentorio)

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LA FRASE DEL GIORNO
Anniversario. Eco del tempo che passa.
PIERRE VÉRON, Il carnevale del dizionario

7 commenti:

EB ha detto...

"Ogni poesia è lattimo fuggente che tenta la via dell'eternità.."
Buon anniversario e...Grazie!!

Flo ha detto...

I saggi sono per gente semplice, che ha bisogno di spiegazioni chiare per capire.
La narrativa è per chi ha cultura e sensibilità, per chi è almeno un po' scrittore (magari solo in potenza...) egli stesso, per chi sa leggere fra le righe.
Ma la poesia... la poesia è per chi ha intuizioni, per chi salta i passaggi, per chi vola.
Buon Compleanno e, per la nostra gioia, buon proseguimento.
Flo

DR ha detto...

Grazie, evviva la poesia!

Gizeta ha detto...

Mi sono accorta soltanto adesso che per ben dieci anni il Canto delle Sirene ha "distillato un senso stupefacente dai significati ordinari", come scrive E.Dickinson, attraverso il concentrato della sua poesia quotidiana.
Mai manco di ringraziare per l'esistere di questo spazio dove i passi trovano impronte rare da seguire... e non s'incontra la solitudine del silenzio bensì l'espressione delle anime silenziose che se prendono voce con tono distinguibile. Belli anche gli altri commenti. Corro a leggere!

DR ha detto...

Grazie, sono tutti commenti bellissimi

Filo ha detto...

Complimenti e grazie per la bellezza, la pace e la luce che si respirano su queste pagine che leggo sempre con grande piacere fin dal 2008. A volte non ho saputo apprezzare certe poesie per una mia incapacità ad aprirmi a un linguaggio inusuale e nascosto, ma devo dire che spesso, anche solo un verso o una parola, mi hanno parlato con voce chiara e hanno raggiunto in pieno il bersaglio. Spero che il traguardo raggiunto sia il punto di partenza per proseguire ancora sullo stesso cammino. Buona continuazione.

DR ha detto...

Grazie. Gli anniversari sono un punto da cui si guarda il cammino trascorso, come quando si va in montagna e ci si ferma a osservare dall'alto. La strada prosegue poi con orgoglio e rinnovato entusiasmo.