ALBERTO BEVILACQUA
L’INVERNO A SABBIONETA
È l’inverno
degli smalti copti, dello sguardo mansueto
fatto più lungo
dalla neve portantina di passeri che ondeggia
per folate, scrutato
da questo tepore domestico, e il bianco
che sta alla base dei tuoi seni
un po' sudato sempre dietro le punte rosa
come in un’anfora
così presente, astutamente ripescata,
una crepa di policromo oblio ti raffigura
che amore fra noi
per dubbi e serene inquietudini che un calduccio
d’io rassicura,
tornerà l’estate che forse
mai più sarà la nostra favolosa India?
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Nelle poesie di Alberto Bevilacqua si respira la stessa atmosfera di provincia dei suoi romanzi più celebri - “La Califfa” su tutti - e quella sensuale carnalità che deborda anche da questo interno domestico nella bella Sabbioneta, città d’arte della Bassa mantovana. Una poesia che riporta alla “Donna delle meraviglie": «Ci eravamo svegliati vedendo, nella piazza sottostante, ciclisti svagati che prendevano curve bianche di neve, perdendosi verso la cerchia delle mura e tra gli edifici rinascimentali». È la citta dell’illusionismo architettonico, delle finte colonne ideate dall’Alberti per il Palazzo Ducale, e anche quell’amore - tratto dalla memoria, sottratto all’oblio - è un’illusione che l’estate dissolverà.
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DIPINTO DI JACK VETTRIANO
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LA FRASE DEL GIORNO
Amore è quello spigolo che al cieco / dà tatto e memoria / di ciò che mai vide / o che vide senza meraviglia di vedere.
ALBERTO BEVILACQUA
Alberto Bevilacqua (Parma, 27 giugno 1934 - Roma, 9 settembre 2013), scrittore e regista italiano, celebre per i romanzi “La Califfa”, “Questa specie d’amore” e “Il curioso delle donne”, è stato anche sceneggiatore, giornalista e poeta. Sensualità, nostalgia e disillusione sono tra i suoi temi prediletti.
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