ROBERTO ROVERSI
IL TEDESCO IMPERATORE
X. La piazza è in festa
Carri armati posano
sotto gli alberi, i negri
ridono, stendono le mani,
la gente nelle vie,
tutte le finestre al sole.
Giorno sacro d'aprile. Alti vocianti
feroci uomini nuovi.
“È finita la guerra”, questo
il popolo grida; gli anni si frantumano,
un mondo nuovo affiora ribollendo
dalle schiuma aspra del dolore.
La piazza bianca di calce, bianca nell'aria d'aprile,
tacque; un uomo apparve sul palco,
parlò poche parole aprendo
la nuova storia.
(da Dopo Campoformio. Poemetti, Feltrinelli, 1962)
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Non ci sono parole da aggiungere a questa poesia: l’ho scelta per rappresentare quell’aria nuova che si respirò in Italia a partire dal 25 aprile 1945. La Liberazione, la fine della guerra, del fascismo, degli anni difficili. La consapevolezza che comunque le cose sarebbero state ancora non facili, che c’era da rimboccarsi le maniche e ricostruire, che bisognava conquistarsi il futuro, ma in libertà e democrazia. Ne uscirà “un’Italia rotta e adirata che ancora insiste / e resiste […] e non è splendente ma / grigia, non celeste ma nera, struggente come una brace” come scrisse Roberto Roversi, autore dei versi, giovane partigiano e poi fondatore con Pasolini e Leonetti di Officina.
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LIBERAZIONE DI BOLOGNA © PUBBLICO DOMINIO
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LA FRASE DEL GIORNO
Tu non sai le colline / dove si è sparso il sangue. / Tutti quanti fuggimmo / tutti quanti gettammo / l'arma e il nome.
CESARE PAVESE, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
2 commenti:
..."nuova strada".
ciaoo Vania
già... ma le lezioni non sempre s'imparano
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