Un poeta poco noto alla grande letteratura europea nasceva un secolo fa a Veles, in Macedonia. Il suo nome è Kočo Racin, pseudonimo di Kosta Solev, ed è considerato il fondatore della moderna poesia macedone.
Kočo Racin, nato da famiglia povera il 22 dicembre 1908, poté seguire studi regolari solo fino ai tredici anni, poi iniziò a lavorare nella bottega paterna: divenne un vasaio. Erano anni di fermento e Racin meditava sul lavoro e sulle ingiustizie, così si iscrisse al partito comunista macedone, divenendone il personaggio più importante. I guai iniziarono all’inizio del 1934, quando venne arrestato e imprigionato a Sremska Mitrovica: vi rimase due anni. Il suo gusto per l’indipendenza e per il ragionamento libero da ogni logica di potere politico gli costò l’espulsione dal partito nel settembre del 1940. Nel 1941 la Jugoslavia capitolò all’Asse e Racin si rifugiò a Sofia, in Bulgaria. Anche lì trovò i guai: ricercato dalla polizia, tornò in patria, a Skopje, dove venne nuovamente arrestato e torturato. Appena rilasciato, raggiunse i partigiani e mise al loro servizio la sua penna e la sua pistola. Il 13 giugno 1943 rimase ucciso in un incidente molto sospetto vicino a Kičevo.
La sua attività poetica e letteraria ebbe inizio nel 1928: canzoni, racconti, articoli storici, critiche e saggi. Importante per il suo paese è “Lo sviluppo della nostra nuova letteratura”: Racin argomenta che il modo migliore per sviluppare la moderna letteratura macedone è quello di combinare il ricchissimo folklore della regione con le visioni sociali del Novecento. Ma la sua opera più celebre è “Albe bianche” (Beli mugri), edita nel 1939 a Zagabria.
LENKA
Da quando Lenka ha lasciato
la camicetta di puro lino
incompiuta sul telaio
per andare con i suoi zoccoli
a selezionare tabacco alla fattoria,
il suo viso è cambiato,
le sopracciglia sono cadute
le sue labbra si sono tirate.
Lenka non è nata
per quel maledetto tabacco!
Tabacco - veleno dorato
per i suoi seni - ghirlande rosa.
Il primo anno è passato
e un carico giaceva sul suo cuore,
il secondo anno è trascorso
e il male ha dilaniato i suoi seni,
il terzo anno la terra
ha coperto il corpo di Lenka.
La notte, quando la luna
avvolge di seta la sua tomba,
la brezza soffia su di lei
il suo triste dolore:
"Perché è rimasta
incompiuta quella camicetta?
Era la camicetta della tua dote..."
* * *
GIORNI
Come collane intorno alla gola
file di pietre fredde
così i giorni si distendono
sulle nostre spalle e pesano.
Sono i giorni - i giorni
le difficoltà dei braccianti a giornata!
Si alzano nel primo mattino
e tornano a tarda sera,
al mattino portano via con sé la gioia
la sera portano indietro il dolore -
che tormento - possa essere
dannata - questa vita da cani!
Nascere uomo - diventare merce
nascere uomini - e morire bestia,
come una bestia, ammazzarsi di fatica tutta la vita
per gli altri, nei poderi degli altri.
Per i palazzi degli altri
scavate le vostre tombe nere.
Per voi niente se non lavoro duro
per voi niente se non guai -
infilate una collana di giorni
infilate anelli di ferro forgiato,
infilate la catena di ferro
legata intorno alla vostra gola!
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LA FRASE DEL GIORNO
L'uomo solo è l'artefice della propria storia, anche se la storia segue le sue leggi.
KOČO RACIN, I bogomili di Dragovizza
Kočo Racin, pseudonimo di Kosta Apostolov Solev (Veles, 22 dicembre 1908 – Kičevo, 13 giugno 1943), poeta e scrittore macedone, considerato uno dei padri della moderna letteratura in lingua macedone. La sua opera principale è la raccolta di liriche Beli mugri ("Bianchi albori", 1939), che riflette condizioni e aspirazioni del suo popolo.
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