Le opere letterarie muoiono con i loro autori o i personaggi inventati sono un patrimonio che va al di là del singolo e diventano un possedimento di tutta l'umanità?
Il dibattito, che vede precedenti illustri, dal proseguimento dei "Promessi Sposi", alla continuazione di "Via col vento" di Margareth Mitchell, divampa adesso sul seguito dei "Miserabili" di Victor Hugo, scritto da una penna che - ahimè - non può essere quella dell'autore originale, scomparso nel 1885. Gli eredi di Hugo contestano alle edizioni Plon il diritto di pubblicare alcuni romanzi che proseguono la storia dal punto in cui lo scrittore francese aveva lasciato i suoi personaggi: precisamente "Cosetta o il tempo delle illusioni" e "Marius il fuggitivo", scritti da François Cérésa nel 2001. Ma la corte d'appello di Parigi, lo scorso venerdì, ha ritenuto che questi due libri non recano danno al grande scrittore ottocentesco.
Pierre Hugo, il bisnipote, non l'ha presa bene: tra le altre cose non gli va a genio la riapparizione di un personaggio importante, il brusco ispettore Javert, che nei "Miserabili" si uccideva gettandosi nella Senna, turbato, dopo avere per anni rincorso Jean Valjean, dal dovergli la vita. Ebbene, in "Cosetta o il tempo delle illusioni" resuscita diventando un poliziotto dai modi gentili. La fine di Javert era, secondo lo stesso Hugo, la scena più emozionante di tutto il romanzo: Cérésa la snatura.
Nel primo giudizio del 31 marzo 2004, la Corte aveva invece dato ragione agli eredi, stabilendo che "I miserabili" sono "un monumento della letteratura mondiale e non un semplice romanzo perché procede ad un'analisi filosofica e politica". Nel secondo, in Cassazione, aveva avuto ragione l'editore Plon: la palla era stata rimandata alla Corte d'appello, diversamente composta.
Ogni opera, ci dicono questi giudici, non appartiene più all'autore: è consentito adattarla e non è soggetta ad un diritto assoluto, tanto meno degli eredi. E l'avvocato della difesa, Lomabr, aveva giocato sporco citando a corollario della sua tesi addirittura un discorso dello stesso Hugo del 21 giugno 1878: "L'erede del sangue è l'erede del sangue. Lo scrittore, in quanto scrittore, non ha che un erede, è l'erede dello spirito, è lo spirito umano, è il dominio pubblico. Ecco la verità assoluta". Chapeau...
Uno dei libri "incriminati"
Immagine: Amazon France
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LA FRASE DEL GIORNO
Il diritto è la giustizia e la verità.
VICTOR HUGO, I miserabili, IV,I,I
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