LUCIANO DE CRESCENZO
ZIO ALFONSO
Zio Alfonso era “laureato” in Presepi: sapeva tutto sulle tradizioni di Natale, sul primo presepe fatto da San Girolamo nel quattrocento e su quello realizzato otto secoli dopo da San Francesco. Per lui via San Gregorio Armeno, strada napoletana dove artisti artigiani fabbricano presepi, era un luogo sacro pari a San Pietro.
A suo dire l’umanità si divideva in due grandi gruppi nemici fra loro: i presepisti e gli alberisti. “È una suddivisione - diceva lo zio - così importante che dovrebbe comparire sui documenti di identità, né più né meno di come appare il sesso e il gruppo sanguigno. Altrimenti può accadere che un disgraziato scopre, solo a matrimonio avvenuto,di essersi unito ad un essere umano di tendenze natalizie diverse. L’alberista ama la forma ed il denaro, laddove il presepista tiene in maggior conto i contenuti e i sentimenti. Purtroppo quasi tutte le donne sono alberiste e io anche per questo non mi sono mai voluto sposare…”.
Il momento magico del presepe era “l’apertura dello scatolone”. Il 25 novembre zio Alfonso prendeva da sopra un armadio della sua camera da letto un enorme scatolone di cartone contenente tutti i pastori. Dopodiché poggiava il prezioso carico sul tavolo da pranzo e dava inizio alla “presentazione” davanti a tutta la famiglia. Uno alla volta, i pastori venivano liberati dalle loro carte protettive per poi essere solennemente presentati in particolare a noi ragazzi, ovvero a me, a mia sorella ed ai miei cuginetti, venuti apposta per la cerimonia.
“Questo è Benito che non ha voglia di lavorare e che dorme sempre. Questo invece è il padre di Benito che pascola le pecore, e queste sono la pecore. Questo è il prete che legge il giornale e questo è il cacciatore con il fucile. Ed ecco a voi il “pastore della meraviglia”. Dovete sapere, ragazzi, che quando nacque Gesù tutto il mondo si fermò per un minuto; accaddero cose incredibili: gli uccelli si bloccarono in aria, i fiocchi di neve restarono sospesi a metà strada fra cielo e terra, l’acqua dei fiumi smise di scorrere, e il pastore delle meraviglie restò con la bocca spalancata a guardare il bambino Gesù. “E anche noi restavamo a bocca aperta a guardare i pastori che zio Alfonso tirava fuori dalla scatolone. Questi, oltretutto, erano praticamente immortali: anche se da un anno all’altro avevano perso qualche pezzo per strada, continuavano a fare il proprio dovere nel presepe. Un pastore senza una gamba veniva strategicamente piazzato dietro un cespuglio e quello senza un braccio lo si nascondeva dietro un albero. C’era un pastore soprannominato Pasqualino Passaguai, che con il tempo aveva perso l’ottanta per cento delle proprie membra, e precisamente le gambe, le braccia e una buona parte del busto. Ebbene zio Alfonso lo collocava dietro una finestra in modo che facesse capolino solo con la testa.
Poi c’erano tante piccole astuzie alle quali eravamo molto affezionati, tipo l’enteroclisma nascosto dietro le montagne per avere l’acqua del fiumiciattolo che scorreva veramente e le lampadine dietro il fondale per fare le stelle. “I buchi delle stelle - sentenziava zio Alfonso - devono essere piccolissimi perché più sono piccoli e più la luce si rifrange sui bordi e parte in due direzioni; allora sì che sembrano stelle!!!” Il fondale in genere veniva fatto con la carta della zucchero: quella carta di colore blu che si usava tanti anni fa e che ora non si usa più -……..e spero tanto che qualcuno la rimetta in commercio.
È ormai giunto il tempo di fare il presepio... e l'albero.
Questo breve racconto, intitolato "Zio Alfonso" è dell'umorista napoletano Luciano De Crescenzo e l'ho trovato sulla rivista dell'Associazione Italiana Amici del Presepio.
A quale categoria vi iscrivete? Io a entrambe: nella mia casa ci sono sia l'albero che il presepe, per creare quell'atmosfera che sa tanto di Natale!
Presepe a Monte di Rovagnate (Lecco), 2007
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LA FRASE DEL GIORNO
Felice, felice Natale, che possa riscattarci dalle delusioni dei nostri giorni d'infanzia; che possa ricordare al vecchio i piaceri della sua gioventù; che possa trasportare il marinaio e il viaggiatore migliaia di miglia lontano, di ritorno al caminetto della sua casa tranquilla!
CHARLES DICKENS, Il circolo Pickwick, 1836
Luciano De Crescenzo (Napoli, 18 agosto 1928), filosofo, scrittore, regista e attore italiano. È noto per la sua attività di divulgazione in varie discipline tra cui filosofia, letteratura e mitologia greca e romana e soprattutto per la sua produzione come saggista grazie alla quale riescie a spiegare in maniera semplice argomenti ostici di queste discipline.
4 commenti:
Ma dove le peschi, Daniele...troppo divertente, zio Alfonso...eheheh!
Io mi dichiaro assolutamente ed anzitutto presepista, anche se non disdegno di aggiungere sempre l'albero addobbato al mio Natale casalingo. Entrambi sorridono nel salotto, parlando voci diverse in un unisono di festa e tradizione. Ma il presepe è anche e soprattutto molto altro...è simbolo della la Natività che si fa casa accogliente, dentro casa...
È stato un caso: cercavo delle statuine per mio padre, vero presepista, e mi sono imbattuto nel sito dell'Associazione Amici del Presepio, che già conoscevo, ma che ignoravo fosse su Internet. Avevo visitato qualche anno fa a Dalmine il loro sterminato museo. Meritevole. Così come la vicina Chiesa prepositurale di Ponte San Pietro che ospita nel periodo natalizio magnifici diorami, assolutamente da vedere!
Ci sono stata anch'io, qualche annetto fa e ne conservo un ottimo ricordo. Come anche ti consiglio davvero, se sei appassionato, il museo del presepe di Pizzighettone: ha oltretutto l'assoluta particolarità di essere situato all'interno dei sotterranei dei notevolissimi bastioni e mura settecenteschi: una sfilata di gioielli d'arte e di abilità, dal più minuscolo al più grande. Ce ne sono esposti più di 150...
Un piccolo angolo-gioiello "nostrano", invece sarà sicuramente il presepe di Lenno, situato all'interno del piccolo battistero: credo proprio ci farò una puntatina...
Se poi amassi visitare i presepi viventi, una 'dritta' assolutamente imperdibile è quella che consiglia una visita ad Agliate Brianza. Un'intera collina si trasforma per l'occasione: tutto il paese prende parte alla tradizionale cerimonia, con più di 300 comparse. Si ascende attraverso le ricostruzioni di ambienti e situazioni storiche e bibliche, sino a giungere ad una grotta naturale, là dove la Natività è impersonata ogni anno da una famigliola a cui davvero sia nato da poco un bimbo. Giungono persino i re magi a cavallo a fargli omaggio, passando insieme ed accanto ai visitatori...(la scena si ripete in continuità per alcune ore e si ripete in due differenti date, nel periodo natalizio). Se ci si reca là con l'intento di 'rivivere' anche interiormente e non soltanto con intenti turistici....beh, credimi: decisamente è un presepe vivente impressivo ed indimenticabile!
(Non dimenticando poi che la chiesa di Agliate, situata all'inizio del percorso, è di per sè un capolavoro storico ed artistico...!)
Pensavo di scrivere un post intero dedicato ai presepi da visitare, almeno in zona Lecco-Como-Bergamo-Milano. Se avrò tempo, credo proprio che lo farò, sotto Natale. Quello di Pizzighettone mi manca, quello di Agliate l'ho visto. Ricordo con emozione quello all'interno dell'Arena di Verona, nei sotterranei.
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