venerdì 31 ottobre 2008

Halloween, festa pagana


E dunque anche quest'anno è arrivata la famigerata "festa" di Halloween. Festa di importazione americana, che sull'onda di film e telefilm, ha travolto la nostra tranquilla festa di Ognissanti e la silenziosa ricorrenza della Commemorazione dei Defunti, trasformando in una carnevalata kitsch un momento di riflessione e di ricordo.

I cattolici dibattono, discutono: è meglio non chiudersi in difesa, dice qualcuno, accorpare Halloween che, del resto, dalla tradizione cristiana alla fine deriva, già dal suo nome, storpiatura di "All Hallows Eve", vigilia di Tutti i Santi. E poi è una festa innocua, che fa divertire i bambini con la storia di "Dolcetto o scherzetto", al massimo può incarnare una nuova deriva consumistica come la Festa della Mamma, quella del Papà, l'8 marzo e - perché no? - anche Natale.

Altri invece parlano di irrisione di quel culto sacro e tradizionale, di quel commemorare le persone care andando a portare un fiore sulle loro tombe e a lasciarvi - si spera - almeno una preghiera. In fondo anche in chi non si professa credente permane questo senso di fronte alla morte, il tentativo di far rivivere un'immagine almeno nella memoria, almeno in questi giorni d'autunno.

Quanto al carnascialesco, non stupisce più di tanto: è da sempre il modo migliore di esorcizzare la paura, e già nei cimiteri antichi erano spesso dipinte le "danses macabres" con scheletri impegnati in vorticosi balli. Quello che stupisce, o meglio, quello che dà fastidio è la nuova moda del travestimento, della trasformazione in stupido gioco, in obbligo sociale di quello che dovrebbe essere invece un intimo momento di riflessione. Halloween, così com'è, diventa uno svuotare la festa del suo senso spirituale, uno scherno del senso della vita e della morte, un 'offesa in buona fede che ci travolge tutti.


 "Danza macabra", Parigi, 1496



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LA FRASE DEL GIORNO
L'esperienza di fede è esperienza di bellezza, di un incontro tanto reale quanto indicibile, di una presenza più intima a noi del nostro stesso intimo. Ed è esperienza che investe anche il corpo e i sensi. In Oriente il santo è l'uomo con il volto luminoso, il cui corpo esala profumo, la cui somaticità è ormai evento di bellezza e di comunione. Certo, guai a confondere lo psicologico e l'emozionale con lo spirituale, ma lo spirituale traversa lo psichico e investe i sensi del corpo.
ENZO BIANCHI, Lessico della vita interiore

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai proprio ragione. Se ci pensiamo un po', anche il Natale si è ormai svuotato di ogni senso religioso e, per certi versi, sembra solo una celebrazione del consumismo più sfrenato. E' giusto che i nostri ragazzi non siano rattristati da pensieri troppo malinconici e che si godano la festa di Halloween (le mie figlie, che hanno superato la ventina, non sono mai state sensibili, pero', a questa celebrazione), ma un discreto invito a rivolgere un pensiero ( e una preghiera) a chi non è più tra noi, potrebbe essere per loro un'utile lezione.
Nei miei ricordi, rimane vivida l'immagine di quelle veglie in casa del defunto di turno. Ritrovarsi insieme, parlando di quando il caro estinto era in vita; bevendo un bicchier di vino (gli uomini!) e rievocando, magari, qualche episodio buffo, era un bel modo di consolarsi e consolare chi aveva subito la grave perdita.

un carissimo saluto

DR ha detto...

Io credo che legarsi alla memoria, radicarsi nel proprio passato e nei propri paesi non può fare altro che bene. Oggi ho visitato tre cimiteri: lo sfarzo dei fiori mi è sembrato un po' attenuato, sarà la crisi economica, ma ho ammirato chi sostava per un breve raccoglimento davanti alle tombe: credo si potesse leggergli in viso quello di cui hai parlato, rievocavano davanti a quella fotografia che li fissava immobile tutta una vita anche in un singolo episodio, in una parola, in un sorriso ricordato. E anche a me è capitato: questo è lo zio che... quello è l'amico di mio nonno che una volta...

Asia ha detto...

E' soprattutto molto vero quello che hai postato. "solo chi non lascia eredità di affetti - poca gioia ha dell'urna" Grazie.