sabato 4 ottobre 2008

La sfogliatrice di Pascoli


GIOVANNI PASCOLI

ULTIMO CANTO


Solo quel campo, dove io volga lento
l'occhio, biondeggia di pannocchie ancora,
e il solicello vi si trascolora.

Fragile passa fra' cartocci il vento:
uno stormo di passeri s'invola:
nel cielo è un gran pallore di viola.

Canta una sfogliatrice a piena gola:
amor comincia con canti e con suoni
e poi finisce con lacrime al cuore.


(da Myricae, 1903)


È un'Italia antica quella che Giovanni Pascoli rappresenta in "Ultimo canto", poesia che come tanti componimenti in Myricae, esprime impressioni della vita contadina a cavallo tra Ottocento e Novecento. È un'Italia che non esiste più, è il prezzo che si è dovuto pagare all'industrializzazione e al progresso. Ma raccontarla, allora, era uno schema di rottura nella poesia italiana, era un versare nell'apparente verismo una dimensione psicologica, un caricare di significati interiori le cose esteriori: Pascoli ne evidenzia gli elementi per formulare il suo senso della vita. L'ansia e l'inquietudine si proiettano su quei bozzetti campagnoli. Ma se altrove ("Novembre", "Lavandare") sono lo smarrimento e i dubbi a risaltare, qui invece la scena è quasi idilliaca, la tristezza si muta in malinconia, con una dolcezza di fondo che placa l'animo.

L'inizio dell'autunno è certamente tempo propizio a questo genere di riflessioni: Pascoli le fa davanti a un campo di granoturco, con le piante ormai secche da cui pendono le pannocchie. Una donna è intenta a raccoglierle, a levarle dai cartocci accarezzati da un vento leggero. Tutto il bozzetto è tenue: il poeta racconta quei colori resi soffusi da un pallido sole autunnale, quel cielo sbiadito che le nuvole rendono viola, quel volo di uccelli improvviso.

La "sfogliatrice", come le mondine nei campi di riso, rende meno monotono il lavoro ripetitivo cantando: e la canzone racconta le sofferenze d'amore, nota triste che ben si attaglia al paesaggio. Il suo canto è l'ultimo a risuonare nelle campagne, presto comincerà il riposo dei terreni in attesa di una nuova primavera.

Oggi invece nei campi elefantiaci macchinari raccolgono il granturco, lo sfogliano, separano automaticamente le pannocchie dagli scarti. E non è un canto che si ode, ma il rombo dei motori nell'aria che puzza di gasolio bruciato...



Ray Swanson, "Donne hopi che sfogliano il mais"



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LA FRASE DEL GIORNO

In fiamme, nell’incendio degli autunni / arde a volte il mio cuore.
OCTAVIO PAZ



Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), poeta e accademico italiano, eccelso latinista, figura emblematica della letteratura di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è il maggiore esponente del Decadentismo.

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