lunedì 23 dicembre 2024

Un tenue lume


DIEGO VALERI

L’AVE

La campana ha suonato
e l'Angelo è venuto.
Lieve lieve ha sfiorato
con l'ala di velluto

il povero paese;
v'ha sparso un tenue lume
di perla e di turchese
e un palpito di piume;

ha posato i dolci occhi
sulle più oscure soglie...
Poi, con gli ultimi tocchi
cullàti come foglie

dal vento della sera,
se n'è volato via:
a portar la preghiera
degli umili a Maria.

(da Poesie vecchie e nuove, Mondadori, 1930)

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I grandi chef stellati dicono che la semplicità paga solo quando è perfetta. Il rischio della semplicità è naturalmente l’ingenuità. Ma Diego Valeri con i suoi giochi di rime e i suoi paesaggi naturali percorre un’altra via: la sua semplicità è una propagazione della coscienza, un diffondere tutto intorno il respiro dell’anima come quel suono di campane che porta la sera e spande tutt’intorno il messaggio dell’angelo.

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WILLIAM SAUNDERS, "CHIESA DI CAMPAGNA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Angelo. Forse / t'ho per sempre perduto. O forse splendi / ancora, senza forma, nella vuota / aria d'intorno; sei la poca luce / che ancora dura…
DIEGO VALERI, Metamorfosi dell’Angelo

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Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


domenica 22 dicembre 2024

Un muro in inverno


CÉSAR SIMÓN

SOBBORGO

L'anima è un muro
in inverno.

Vaghi pensieri, ombre
di panni, che il vento scuote.

Un freddo logorarsi, il sole
dentro.

(da Erosione, 1971)

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Il muro, le ombre, il vento e il sole: quattro elementi esterni che il poeta spagnolo César Simón interiorizza facendo proprio il paesaggio asciutto di un inverno in periferia, giustapponendolo agli stati d'animo in una dialettica tra dentro e fuori, tra intimo e cosmico.

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ALEXIS LAVINE, “DANZA SUL FILO”

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sì, il mistero non ci lascia, viene a noi. La nostra ombra è misteriosa, la nostra ombra, che si staglia sul pavimento di una stanza soleggiata, col sole pomeridiano, una stanza di una casa che dà sulla campagna…
CÉSAR SIMÓN, In nome del nulla




César Simón (Valencia, 16 agosto 1932 - 11 dicembre 1997), poeta e scrittore spagnolo. La sua opera Simón appartiene cronologicamente alla cosiddetta "generazione del secondo dopoguerra" e  presenta uno stile di scrittura austero e uno sguardo profondo nell'analizzare ciò che trascende il quotidiano.


sabato 21 dicembre 2024

Il primo giorno d’inverno


LAURA LUSH

IL PRIMO GIORNO D'INVERNO

Il primo giorno d'inverno,
la terra si risveglia alla sua stessa carezza gelida.
La neve non ha altra scelta
che cadere, lasciandosi andare all'improvviso
sopra i piccoli gnomi dei cespugli, sugli alberi che si svuotano.
La neve restituisce bellezza a ciò che è avvizzito e denutrito,
al desiderio di morte della natura e al modo deliberato
che ha l’inverno di insistere nientemeno che sulla deferenza.
Aspettando tutta la sua vita, la neve dice: Lascia che ti copra.

(da Il primo giorno d'inverno, 2003)

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Con il solstizio - oggi alle 10.20 - entriamo ufficialmente nell'inverno, anche se quello meteorologico si è già installato all'inizio di dicembre. È tempo, come ci ricorda la poetessa canadese Laura Lush, di avere cuori grati per abbracciare la bellezza dell'inverno, per riflettere e riposare, in attesa di una nuova primavera, annunciata dalla luce che d'ora in avanti, sera dopo sera, sarà sempre di più, un passettino alla volta.

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FOTOGRAFIA © LARISA KOSHKINA/PDP

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In inverno ammiriamo il fascino della solenne maestosità e della nuda grandezza.
JAMES ELLIS

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Laura Lush (Brantford, 1959),  poetessa e scrittrice di racconti canadese. È particolarmente nota per il suo libro di poesie Città natale (1991), che è stato finalista per il Governor General's Award. Da allora ha pubblicato le raccolte di poesie Linea di faglia (1998), Il primo giorno d'inverno (2002) e Carapace (2011).


venerdì 20 dicembre 2024

Lune grandi e giorni piccoli


ÁNGEL GONZÁLEZ

L'INVERNO

L’inverno
delle lune grandi e dei giorni piccoli
è alle porte. Tanto tempo fa
ero bambino e nevicava tanto,
tanto. Lo ricordo
vedendo la terra nera che riposa,
appena illuminata dal ghiaccio
di una pozzanghera.
È incredibile: ma tutto ciò
che oggi è terra addormentata al freddo,
domani sarà grano
al vento. E papaveri
rossi. E tralci...
Senza speranza:
la terra di Castiglia attende
- i fiumi crescono -
con convinzione.

(da Parola dopo parola, 1965)

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I versi del poeta spagnolo Ángel González inneggiano a un altro inverno che arriva, un altro periodo di riposo vegetativo in cui la terra che sembra desolata e disperata in realtà sta ricaricando le batterie per tornare a risplendere nel nuovo verde di primavera. Come in tutte le cose umane e come recita saggiamente il Qoelet: "Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo".

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FOTOGRAFIA © ARTEM MELETOV/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Molti dei fenomeni dell'inverno sono suggestivi di una tenerezza inesprimibile e di una delicatezza fragile. Siamo abituati a sentire questo re descritto come un tiranno rozzo e chiassoso; ma con la gentilezza di un amante adorna le chiome dell'estate.
HENRY DAVID THOREAU, Walden

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Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.


giovedì 19 dicembre 2024

Centenario di Alexandre O’Neill


Alexandre O'Neill, poeta portoghese di discendenza irlandese, nacque il 19 dicembre 1924 a Lisbona. Fondatore del movimento surrealista lusitano con Cesariny e Domingues, nelle sue poesie combina un atteggiamento di avanguardia vicino al concretismo con l''influenza della tradizione letteraria del Portogallo. I suoi giochi di parole pongono in risalto il lato surreale del vivere e sferzano il paese e i suoi abitanti con una satira intensa, distruggendo l'immagine neorealista del proletariato e contrapponendovi la meschinità e il dolore della vita quotidiana, con l'umorismo e l'ironia come unici mezzi a disposizione per contrastarli.

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FOTOGRAFIA © TERESA PATRÍCIO GOUVEIA

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CANZONE

Che esca l’ultima stella
dall’avarizia della notte
e la speranza venga a bruciare
venga a bruciare nel nostro petto

E anche i fiumi escano
dalla pazienza della terra
È nel mare che l’avventura
ha le sponde che merita

E escano tutti i soli
imputriditi nel cielo
di quelli che non vollero vedere
– ma che escano in ginocchio

E che dalle mani escano gesti
di trasformazione pura
Fra il reale e il sogno
saremo noi la vertigine

(da Tempo di fantasmi, 1951 - Traduzione di Antonio Tabucchi)

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PRETESTI PER EVADERE

A una luce pericolosa come acqua
di sogno e di assalto
salendo al tuo corpo reale
ti ricordo
e sei la stessa
tenerezza quasi impossibile da sopportare.
Perciò chiudo gli occhi
(L' amore mi fa recuperare incessantemente il potere
di provocazione È così  che ti faccio ardere trionfalmente
dove e quando voglio. Mi basta chiudere gli occhi)
 
Perciò chiudo gli occhi
e invito la notte al mio letto
la invito a ridiventare commovente
familiare concreta
come un corpo decifrato di donna

E con la forma desiderata
la notte si sdraia con me
ed è la tua assenza
nuda tra le mie braccia

Sperimento un grido
contro il tuo silenzio
sperimento un silenzio
Entro ed esco
le mani pallide in tasca

Fischietto alle piccole speranze
che vengono a lambirmi le dita

Mi perdo nel tuo ritratto
ore ed ore di seguito

E al trotto della gelosia faccio il bilancio
faccio il bilancio della vita

(da Nel Regno di Danimarca, 1958 - Traduzione di Joyce Lussu)

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Altre poesie di Alexandre O’Neill sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

C'è un momento in cui, dopo aver saputo tutto, devi disimpararlo. È lo stesso con la scrittura.
ALEXANDRE O'NEILL, Una cosa così

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Alexandre Manuel Vahia de Castro O'Neill de Bulhões, (Lisbona, 19 dicembre 1924, – 21 agosto 1986), poeta portoghese. Fu tra i fondatori del gruppo surrealista del suo paese, unendo però al tipico linguaggio metaforico l’influsso sarcastico e satirico del neorealismo.


mercoledì 18 dicembre 2024

La neve cade


BORIS PASTERNAK

LA NEVE CADE

La neve cade, la neve cade.
Alle bianche stelline in tempesta
si protendono i fiori del geranio
dallo stipite della finestra.

La neve cade e ogni cosa è in subbuglio,
ogni cosa si lancia in un volo,
i gradini della nera scala,
la svolta del crocicchio.

La neve cade, la neve cade,
come se non cadessero i fiocchi,
ma in un mantello rattoppato
scendesse a terra la volta celeste.

Come se con l’aspetto d’un bislacco
dal pianerottolo in cima alle scale,
di soppiatto, giocando a rimpiattino,
scendesse il cielo dalla soffitta.

Perché la vita stringe. Non fai a tempo
a girarti dattorno, ed è Natale.
Solo un breve intervallo:
guardi, ed è l’Anno Nuovo.

Densa, densissima la neve cade.
E chi sa che il tempo non trascorra
per le stesse orme, nello stesso ritmo,
con la stessa rapidità o pigrizia,

temendo il passo con lei?
Chi sa che gli anni, l’uno dietro l’altro,
non si succedano, come la neve,
o come le parole di un poema?

La neve cade, la neve cade,
la neve cade e ogni cosa è in subbuglio:
il pedone imbiancato,
le piante sorprese,
la svolta del crocicchio.

(da Poesie, Einaudi, 1960 - Traduzione di Angelo Ripellino)

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La neve cade nei versi di Boris Pasternak, la neve cade sulla Russia, sulle sue campagne, e uniforma ogni cosa: “Solo tetti, neve e tranne / i tetti e la neve, nessuno”. Il mondo viene trasfigurato, il consueto paesaggio muta e persino il tempo scorre in una maniera diversa. Il poeta russo, davanti alla neve, medita sull’esistenza umana e sulla transitorietà del vivere.

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FOTOGRAFIA © KINKATE/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Quella cosa monotona infinita / che tutto avvolge di bianchezza ondosa.
GUIDO GOZZANO, I colloqui.

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PasternakBoris Leonidovič Pasternak (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960),  poeta e scrittore russo, è universalmente noto per il suo primo e unico romanzo, Il dottor Živago. Insignito del Nobel per la Letteratura nel 1950, fu costretto dal regime sovietico a rifiutare il premio.


martedì 17 dicembre 2024

La felce


RUSSELL EDSON

UN POMERIGGIO SOLITARIO

Poiché la felce non può andare al lavandino per bere un po' d'acqua,
mi sottometto gentilmente all'incarico,
portando due bicchieri dal lavandino.
E così ci sediamo, io e la felce, a sorseggiare acqua insieme.

Naturalmente sono più complesso di una felce,
pieno di pensieri profondi. Ma metto da parte tutto questo
per la facile compagnia di un'amicizia pomeridiana.

Non mi dispiace sorseggiare acqua con una felce, anche se,
se potessi, sfreccerei nel cielo verso Stoccolma,
sorseggiando un bloody mary con una fetta di lime.

E così ci sediamo un pomeriggio solitario sorseggiando acqua insieme.
La felce che guarda dalle sue fronde, e io, che guardo dalle mie…

(da La moglie del gallo, 2006)

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La solitudine è alla fine quello che traspare da questi versi di Russell Edson. Il poeta statunitense trova conforto nella cura e nella compagnia di una felce, in una specie di tregua dalla fatica di vivere: "Io sono colui che cammina da solo / e tutto il mondo non è che una pietra / che devo far rotolare in salita".


FOTOGRAFIA © ELLEN CHAN/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Meglio lasciare che sia la poesia a pensare mentre ci preoccupiamo di quella che viene chiamata la vita personale.
RUSSELL EDSON

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Russell Edson, pseudonimo di Russell Edelstein (Manhattan, New York, 12 dicembre 1928 – Darien, Connecticut, 29 aprile 2014), poeta, romanziere, scrittore e illustratore statunitense. L'uso di creature antropomorfe e di azioni  surreali conferisce ad alcune delle sue poesie la stravaganza sostenuta dei vecchi cartoni animati della Warner Bros.


lunedì 16 dicembre 2024

Il vecchio specchio


KONSTANTINOS KAVAFIS

LO SPECCHIO DELL'INGRESSO

La casa lussuosa aveva nell’ingresso
un grande specchio molto antico;
comprato almeno ottant’anni fa.

Un ragazzo bellissimo, lavorante di un sarto
(la domenica atleta dilettante),
stava lì con un pacco. Lo consegnò
a qualcuno di casa, che rientrò
a prendere la ricevuta. Il lavorante del sarto
restò solo ad aspettare.
Si avvicinò guardandosi allo specchio,
s’aggiustò la cravatta. Cinque minuti dopo
portarono la ricevuta. La prese e se ne andò.

Ma il vecchio specchio che durante
la sua lunga esistenza aveva visto e visto
migliaia di oggetti e volti,
ora gioiva il vecchio specchio
fiero di aver accolto in sé
per pochi istanti la bellezza perfetta.

(Traduzione di Filippomaria Pontani)

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Lo specchio nell'ingresso di una casa lussuosa come in una fiaba si trasforma in un essere vivente capace di apprezzare, ammirare e deliziarsi con la bellezza. Per il poeta greco Konstantinos Kavafis quel puro riflesso della bellezza e della gioventù diventa nella memoria una perfetta gioia.

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DAVID HOCKNEY, "SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La bellezza è l'eternità che si contempla in uno specchio. / Ma tu sei l'eternità, e tu sei lo specchio.
KAHLIL GIBRAN, Il Profeta

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Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


domenica 15 dicembre 2024

Tra il suono e il silenzio


ALBANO MARTINS

FORSE

Sì, hai detto, ma poi
hai corretto: forse. Questo
è l'unica parola
chi non ha una casa. Che vive
nell'intervallo
tra il suono e il silenzio.

(da Palinodie, palinsesti, 2006)

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Il poeta portoghese Albano Martins gioca con le parole, le analizza, le corteggia per scoprirne il significato recondito. "Forse" è certamente l'espressione del dubbio, in equilibrio tra il vuoto e il pieno, tra il silenzio e la parola stessa.

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AKIANE KRAMARIK, "DECISIONE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Di questi tempi, in un certo senso, non so che cosa voglio; forse non voglio quel che so e voglio quel che non so.
MARSILIO FICINO

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Albano Dias Martins (Fundão, 6 agosto 1930 – Vila Nova de Gaia , 6 giugno 2018), poeta portoghese. Fu uno dei fondatori della rivista Árvore e collaboratore di Colóquio-Letras e Nova Renascença. La sua poesia mostra  una maggiore attenzione alla parola, alla ricerca di un'espressione raffinata e non discorsiva, che trova nella brevità e in un certo minimalismo nominale una forma originale.


sabato 14 dicembre 2024

Un momento tranquillo


WILLIAM STAFFORD

PERCHÉ SONO FELICE

È arrivato adesso, un momento tranquillo. Lo lascio
rotolare. C'è un lago da qualche parte
così azzurro e lontano nessuno lo possiede.
Passa il vento e un salice ascolta
con grazia.
Provo tutto questo, ogni estate. Rido
e piango per ogni giro del mondo,
ogni sua rotazione terribilmente fredda e innocente.
Quel lago resta azzurro e libero; continua
incessante.
E so dov'è.

(da Chiedimi, 1977)

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Una felicità così lontana e segreta, ben rintanata all'interno della consapevolezza di sé e della propria solitudine: il poeta statunitense William Stafford, del resto, aveva dichiarato che "Il più grande possessore di tutto è chi si guarda attorno e comprende”. Così, quel lago azzurro e lontano è dentro di noi, ed è il posto tranquillo dove ci rifugiamo.

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FOTOGRAFIA © SIMONE PH/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

C'è un filo che segui. Va tra / le cose che cambiano. Ma non cambia. / Le persone si chiedono cosa stai inseguendo. / Devi spiegare il filo. / Ma è difficile per gli altri vederlo.
WILLIAM STAFFORD, Chiedimi

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William Edgar Stafford (Hutchinson, Kansas, 17 gennaio 1914 – Lake Oswego, Oregon, 28 agosto 1993), poeta statunitense. La sua scrittura, gentile e quotidiana, si concentra sull'ordinario, le sue poesie sono accessibili, a volte ingannevolmente, con un modo colloquiale che è vicino al linguaggio di ogni giorno.


venerdì 13 dicembre 2024

Amo mille eccetera


ANA MARÍA DRACK

AMO LA BELLEZZA

Amo la bellezza,
l'equilibrio, l'universo,
i grandi girasoli
di Van Gogh, gialli,
i canali scuri
di una Venezia rosa,
la luce sugli alberi
del tuo freddo paesaggio.
Adoro le magnolie
e il bizzarro unicorno,
gli efebi, Mykonos,
la magia dei giorni,
il cuore selvaggio
del Brasile verde scuro,
il suono di Cuba,
con il son e la salsa.
Amo il canto profondo,
la giava, le sonate,
quasi tutte le fughe
di Bach e Scarlatti,
Vivaldi, Mozart, Mahler,
Honegger, Stravinskij,
Ravi Shankar, I Beatles
e Chavela fuori orario.
E mi piacciono le arie
di Puccini e il canto
di qualsiasi uccello raro
A me sembra musica.
Adoro i dipinti
di Goya e Kandinskij,
di Chagall, Klee, Rubens,
Picasso, gli egizi,
i loro templi misteriosi,
le sfingi, le piramidi,
il mondo geroglifico
delle loro pareti color crema,
le città degli Inca,
gli Aztechi, i Maya,
Parigi, il quartiere latino
negli anni Sessanta,
l'esistenzialismo
di Kierkegaard, Brassens,
Piaf, Greco, le poesie
di Prévert, il mistero.
Adoro i poeti
della mia terra e la sua gente,
i cantanti liberi
quando rischiano la penna.
Amo mille eccetera,
il silenzio, il teatro
e il cinema d'essai
compreso Visconti.
E amo me stessa
e te, quando lo permetti.

(da A due a due, 1996)

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Un lungo elenco delle musiche, dei poeti, dei pittori preferiti, delle atmosfere, delle città, delle cose amate: la poetessa spagnola Ana María Drack ci guida attraverso il labirinto delle sue predilezioni per farci giungere finalmente al suo centro: "Amo me stessa, / e te, quando lo permetti".

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HARALD SLOTT MØLLER, "CHIARO DI LUNA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sono quella ragazza di cui parlava Neruda, / anche se i fiori secchi che erano tra i miei libri / si sono polverizzati in attesa di un poeta.
ANA MARÍA DRACK

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Ana María Drack (Elche, 20 settembre 1941) , cantautrice, poetessa e attrice spagnola. Iniziò come attrice nel 1968 per diventare cantautrice nel 1972. Negli anni '80 si ritirò dal canto per dedicarsi alla scrittura e pubblicare quattro raccolte poetiche tra il 1984 e il 2006.


giovedì 12 dicembre 2024

Nel suo idioma


LUCIAN BLAGA

IL POETA

Anche se invento una poesia
non faccio che tradurre.
E poi, è giusto che così sia.
Così soltanto ogni verso ha una terra
per germogliare e diventare fiore.
Traduco sempre. Traduco
in lingua romena
un canto che il mio cuore
dolcemente m’annuncia, nel suo idioma.

(da I poemi della luce, 1919 - Traduzione di Sauro Albisani)

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Lucian Blaga, poeta rumeno, nella sua poetica rispecchia il pensiero filosofico - pubblicò ben 25 volumi per manifestarlo, a fronte di 9 raccolte di poesia: la "traduzione" in versi è dunque l'espressione della congiunzione estetica tra conoscenza, valori e cultura e, in particolare, dell'equilibrio tra la "conoscenza paradisiaca" raggiungibile attraverso la logica razionale e il mondo oggettivo, e la "conoscenza luciferica", gestita dagli stati al di sotto della coscienza che aprono un mondo metafisico.

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RAFAL OLBINSKI, "CALENDARIO DEI DESIDERI DI IERI"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il poeta. Un donatore di sangue all'ospedale delle parole.
LUCIAN BLAGA

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Lucian Blaga (Lancrăm, 9 maggio 1895 – Cluj-Napoca, 6 maggio 1961), filosofo, poeta e drammaturgo rumeno. Nei suoi versi ha perfezionato una lirica di ampia apertura metafisica, inserendo nelle tradizioni rumene le esperienze poetiche contemporanee e in primo luogo l'espressionismo tedesco.


mercoledì 11 dicembre 2024

Quasi mille notti


AMALIA BAUTISTA

SHEHERAZADE

Ho passato quasi mille notti a raccontare storie,
mi fa male la testa, ho la gola secca
e le mie risorse e l'immaginazione
si sono esaurite. E nemmeno
so se mi salverò con le mie bugie.

(da Raccontamela ancora, 1999)

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Quella di Sheherazade è una storia davvero molto celebre: per rinviare l'esecuzione cui è destinata, racconta ogni notte una storia affascinante al sovrano, interrompendosi sul più bello, al momento del sorgere del sole, inducendo il re a rimandare il supplizio in attesa che il racconto prosegua. Ma la ragazza, terminatolo, ne avvia un altro, applicando la stessa suspense per mille e una notte. La poetessa spagnola Amalia Bautista incastra una storia nell'altra: come nota il critico Ignacio Arellano: "Raccontare è cercare di trovare forme di rappresentazione in cui riflettere, se non comprendere, almeno indagare la moralità delle proprie ragioni".

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SOPHIE GENGEMBRE ANDERSON, "SHEHERAZADE"
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   LA FRASE DEL GIORNO   

E non dimenticare / che, nonostante i problemi, / continuavano a baciarsi ogni notte. / Raccontamela mille volte, per favore: / è la storia più bella che conosca.
AMALIA BAUTISTA, Raccontamela ancora

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Amalia Bautista (Madrid, 1962) è una poetessa spagnola. Laureata in Scienze dell’Informazione. Con un linguaggio colloquiale esprime una profonda ansia di assoluto, intesa come amore, soprattutto su temi erotici, dove indaga la passione e l’emozione.


martedì 10 dicembre 2024

Come si guarisce dal tacere


ADAM ZAGAJEWSKI

I LUNGHI POMERIGGI

Erano i lunghi pomeriggi in cui mi abbandonava la poesia.
Paziente scorreva il fiume, spingendo in mare le pigre barche.
Erano i lunghi pomeriggi, costa d’avorio.
Le ombre giacevano nelle strade, nelle vetrine c’erano tronfi manichini,
che mi guardavano arditi come per attaccar briga.

Dai licei uscivano professori e avevano vuoti visi,
come se Omero li avesse sconfitti, umiliati, uccisi.
I giornali della sera davano inquietanti notizie,
ma nulla cambiava, nessuno affrettava il passo.
Nelle finestre non c’era nessuno, non c’eri tu,
e anche le monache sembravano vergognarsi della vita.

Erano lunghi pomeriggi, svaniva la poesia
e restavo solo con l’impenetrabile, all’animo e al corpo,
moloch della città come un viaggiatore povero, alla Gare du Nord
con una troppo pesante valigia, legata con la corda,
bagnata da una nera pioggia, la nera pioggia di settembre.

Oh, dimmi, come si guarisce dall’ironia, dallo sguardo che vede,
ma non squarcia oltre, trafiggendo il vero; dimmi, come si guarisce
dal tacere.

(da Desiderio, 1999 - Traduzione di Marco Bruno)

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"La poesia seria può sopravvivere senza mistero ed estasi; può essere sostenuta solo dall'ironia?" è la domanda che pone il critico Jaroslaw Anders a proposito di questi versi di Adam Zagajewski. La poesia esiste se non è sostenuta dall'ispirazione, dall'emozione, dallo spirito che la crea? La poesia esiste se diventa silenzio?

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FOTOGRAFIA © WILLY RONIS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Scrivo lentamente come se dovessi vivere duecento anni. / Cerco immagini che non esistono, / e se esistono sono spiegazzate e nascoste / come i vestiti estivi in ​​inverno / quando il gelo punge la bocca.
ADAM ZAGAJEWSKI

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Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


lunedì 9 dicembre 2024

Una spezia


EEVA KILPI

DOPO CHE IL GIORNALISTA SE NE SARÀ ANDATO

Dopo che il giornalista se ne sarà andato,
intervisterò la pianta di cumino del mio giardino:
“Come hai deciso di diventare una spezia?”

(da Tanti saluti, 1976)

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La banalità delle domande dei giornalisti viene ironicamente presa in giro dalla poetessa finlandese Eeva Kilpi, che, abituata a sentirsi chiedere “Perché ha iniziato a scrivere poesie?”, si trasforma da intervistata con le solite domande a intervistatrice delle erbe del giardino.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Per me il segreto della scrittura è che trascrivo immediatamente l'idea, perché l'idea prende forma e cambia quando è nella mia mente. Quando un pensiero mi viene in mente, ha la forma di pura espressione, ed è quella che volevo catturare.
EEVA KILPI, Jano Lehti, n. 6, 2017

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Eeva Karin Kilpi nata Salo (Hiitola, Carelia finlandese, oggi Russia, 18 febbraio 1928), scrittrice, poetessa e attivista femminista finlandese. La sua poesia è caratterizzata da un un’ironia di fondo e tratta i temi dell’esilio, delle relazioni umane e della natura.


domenica 8 dicembre 2024

Meravigliosamente


GIORGIO ORELLI

MERAVIGLIOSAMENTE

Meravigliosamente
crebbe la luce al canto degli uccelli
caduti sul mio cuore in ascolto.
Ma ora, che varchi la mia soglia,
rinata nell’attesa con il tuo volto,
vorrei essere pronto,
non chiederti perdono…

(da Prima dell'anno nuovo, Leins & Vescovi,1952)

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"Una collezione di silenzi soffiati - come si dice: vetri soffiati": è la definizione delle prime opere del poeta ticinese Giorgio Orelli coniata dal critico Gianfranco Contini. Silenziosa è anche la gioia amorosa che esplode improvvisa riecheggiando l'incipit di una poesia di Jacopo da Lentini: "Meravigliosamente/ un amor mi stringe / e mi tene ad ogn’ora…"

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PIETER VAN TONDER, "L'OCCHIO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Amore concedette questo dono: / di accendere la gioia.
JOHANN WOLFGANG GOETHE, Elegie romane

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Giorgio Orelli (Airolo, 25 maggio 1921 – Bellinzona, 10 novembre 2013), scrittore, poeta e traduttore svizzero di lingua italiana. La sua poesia, in parte appartenente al filone post-ermetico, a tratti avvicinata a quella Linea Lombarda, è ricca di grazia musicale e si caratterizza per una sua ironica ambiguità.


sabato 7 dicembre 2024

Tra l’eco e la voce


ADONIS

I DUE POETI

Tra l’eco e la voce vi sono due poeti
il primo, l’eloquente, è simile a una luna
spezzata,
il secondo, il taciturno, è simile a un bimbo
che si addormenta ogni notte
tra le braccia di un vulcano.

(da Il teatro e gli specchi, 1968)

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Credo che essere un poeta significhi sperimentare il mondo nella sua interezza, come una totalità” disse in un’intervista il poeta siriano Adonis. Questa totalità si raggiunge attraverso la dicotomia tra pensiero e parola, nell’espressione del momento che la mente coglie, della sua bellezza, della sua emozione. Nel suo caso anche tra i due mondi in cui è diviso: il vicino Oriente e l’Occidente.

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QUINT BUCHHOLZ, "LUNA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Io sono alla ricerca della poesia e ogni giorno attendo di diventare poeta.
ADONIS, Buddismo e società, Settembre-Ottobre 2008

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Adonis o Adunis, pseudonimo di Alī Ahmad Saʿīd Isbir (Al-Qassabīn, 1º gennaio 1930) è un poeta e saggista siriano. È attivo nella la volontà di una rinascita culturale araba, rileggendone il patrimonio in una chiave non nazionalistica o religiosa, ma di apertura alla modernità. È stato più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura.


venerdì 6 dicembre 2024

Piantare patate


OLAV H. HAUGE

OGNI GIORNO

Le grandi tempeste
le hai alle tue spalle.
Non domandavi un tempo
perché esistevi,
da dove venivi o dove stessi andando,
eri soltanto nella tempesta,
eri nel fuoco.
Ma si può anche vivere
nella vita d’ogni giorno,
il grigio calmo giorno,
piantare patate, rastrellare foglie
e raccogliere rametti,
ci sono tante cose a cui pensare al mondo,
a tutto non basta la vita di un uomo.
Dopo il lavoro puoi arrostire il maiale
e leggere poesie cinesi.
Il vecchio Laerte tagliava i rovi
e rincalzava il fico,
e lasciava gli eroi combattere a Troia.

(da La terra azzurra, Crocetti, 2008 - Traduzione di Fulvio Ferrari)

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Laerte, padre di Odisseo, e re di Itaca, prese parte alla spedizione degli Argonauti. Rientrato vittorioso dal viaggio con Giasone, si dedicò con grande abilità alla coltivazione della sua terra e alla cura dei suoi vigneti. Su questa vita tranquilla dopo le grandi battaglie o dopo le grandi tempeste dell'esistenza punta lo sguardo il poeta norvegese Olav H. Hauge: la serena quotidianità di chi si contenta.

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BRENDA LANEY, "CONTADINO NEL CAMPO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ogni uomo ha bisogno di trovare una vetta, una cima di montagna o un'isola remota di sua scelta, che possa raggiungere con le sue forze, da solo e nel momento più opportuno.
OLAV H. HAUGE

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Olav Håkonson Hauge (Ulvik, 18 agosto 1908 – 23 maggio 1994), traduttore e poeta norvegese. Giardiniere, uomo di grande cultura, tradusse in lingua nynorsk Blake, Brecht, Celan, Hölderlin e Sylvia Plath. La sua è poesia modernista, che invade il territorio della poesia concreta.


giovedì 5 dicembre 2024

Per averti finalmente


FATOS ARAPI

VERRAI

Verrai, amore mio, non è vero?
Perché sai che ti sto aspettando,
ascoltando il respiro pesante della sera,
ascoltando il sussurro dell'attesa,
ascoltando il sospiro della mia solitudine.
Verrai, amore mio, non è vero?
Perché sai che, se potessi,
farei girare il pianeta
come un'arancia nella mia mano,
per far volare il tempo più velocemente
                         per averti finalmente con me…

(da Poesie e versi, 1966)

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L’attesa dell’amore, dolce ma al contempo angosciata, la lontananza che si trasforma in tormento. Il poeta albanese Fatos Arapi sa che l’amore è “quel piccolo, terreno, / fragile desiderio e dolore universale, / che portiamo con noi per tutta la vita, / dicendo e mentendo a noi stessi / che abbiamo dimenticato…

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IMMAGINE GENERATA CON AI © FRANZ26/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Coloro che non hanno il fuoco, / quando si ricordano del fuoco, / si ricordino di me e di te.
FATOS ARAPI

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Fatos Arapi (Zvërnec, 19 luglio 1930 – Tirana, 11 ottobre 2018), poeta, romanziere, traduttore e giornalista albanese, considerato il più importante poeta del Novecento in patria. Dal 1973, dopo le critiche del regime al Dramma di un anonimo partigiano, non pubblicò più fino al 1989.


mercoledì 4 dicembre 2024

Un mondo magico


KOSTAS OURANIS

POESIA D'AMORE IV

Non sono io che sono venuto
a illuminare la tua vita come il sole:
la luce che brilla nei miei occhi è la tua
- e te la rimando!

Se ho spalancato la porta,
di un mondo magico
dalla tua mano ho preso
la sua chiave d'oro segreta.

E se sono uscito da un profondo letargo
lo devo a te,
a te la linfa che sento,
la nuova lingua che parlo!

(da Poesie, 1953)


"Tutto quello che so è come, dal giorno / in cui diventasti mia / i cancelli chiusi si aprirono - e il miracolo / entrò nella mia vita; / Tutto ha cambiato la tua luce in me / si è diffusa la gioia / come le paludi inondate / da acque vive": l'arrivo dell'amore - tanto atteso dal poeta greco Kostas Ouranis, è in grado di aprire un mondo nuovo, fatto di luce e di sole, e di fare scorrere nuovamente la linfa vitale.

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RICHARD BLUNT, "UNA CALDA SERA D'ESTATE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Vedo la vita come attraverso un vetro magico / e l'amore mi ha dato molto di più di quello che chiedevo.
KOSTAS OURANIS, Poesie

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Kostas Ouranis, pseudonimo di Clearchos Niarchos (Istanbul, 12 febbraio 1890 –  Atene, 12 luglio 1953), poeta, scrittore e giornalista greco. Le sue poesie sono intrise di malinconia intensa e pervasiva, nostalgia, noia, desiderio di fuga, sentimento di impazienza e amarezza, nonché un senso di insoddisfazione classico della generazione del periodo tra le due guerre.


martedì 3 dicembre 2024

Il suo velo azzurro


JOHN GOULD FLETCHER

LE STELLE

C'è una dea che cammina avvolta nel giorno:
Di notte getta il suo velo azzurro sulla terra.
Gli uomini vedono la sua gloria nuda solo attraverso i piccoli buchi nel velo.

(da Stampe giapponesi, 1918)

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La poesia è un linguaggio che sorge dall'emozione e tende a descrivere qualcosa che non si può esprimere. Il susseguirsi di giorno e notte diventa poeticamente "una bellissima geisha che ondeggia lungo la strada" nell'Imagismo rivestito di cultura giapponese di John Gould Fletcher. Il poeta statunitense sa che “le poesie cadono da loro / veloci come il vento che scuote le foglie di bambù simili a lance; / Le stelle si chiudono intorno come bolle / Mosse dai remi d'argento delle poesie che passano”.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il tramonto; / un ciliegio che ha impiegato molto tempo a fiorire.
JOHN GOULD FLETCHER, Stampe giapponesi

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John_Gould_Fletcher-1927John Gould Fletcher (Little Rock, Arkansas, 3 gennaio 1886 – 10 maggio 1950), poeta imagista e critico d’arte statunitense, primo poeta del Sud a vincere il Premio Pulitzer. Tra le sue opere: Goblins e pagode (1916), Stampe giapponesi (1918), Poesie scelte (1938) e La montagna che brucia (1946).