lunedì 31 ottobre 2022

Tutte le sfumate gradazioni


PIER LUIGI BACCHINI

CADUCIFOGLIE

Non doratevi, già segretamente aurate,
non arrugginite, non raggrinzite
quanto un piccolo pugno,
disseccato; restate sempreverdi
finte immortali, simili all'altamente profumata
- e nemmeno sfrangiata
di fronte al vento, coriacea e lucente -
alla regale magnolia, con i semi amaranto;
o alle conifere montane
le antiche cenozoiche.
Non diventate trasparenti, sempre più,
telari lisi
già scarse nel mese d'ottobre,
con nostalgie infinitesimali, un po' indeterminate
come i fischi d'un treno distante
e collegi là in fondo, dentro la foschia
- spazzini sotto muretti erbati,
irrealtà, quasi un disturbo visivo
che nell'intimo spaventa
con l'immagine talvolta
che la materia
d'improvviso scompaia.

Ma tutte le sfumate gradazioni
i delicati intrecci,
gl'inudibili crepitii particellari
sarebbero stati inutili: lo sperpero
d'un Dio, la sua noia.
E ogni minimo sgretolamento, tipo il trascurabile uragano,
il ferro sciolto nel magma,
dicono la fatica
dall'origine
e la tremenda concretezza del mondo,
- senza via di scampo per noi.

(da Canti territoriali, Mondadori, 2013)

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"Le mie poesie iniziano con felicità, con gioia. Nascono come gioia per la scoperta, gioia per la bellezza della natura, per un profumo. Naturalmente ci sono le debite eccezioni. La gioia può tramutarsi anche in disillusione e in tristezza. Questa è la mia ispirazione. Il mio meccanismo di «messa in moto»". Così definiva la sua poetica Pier Luigi Bacchini: un'attenta osservazione della natura alla ricerca della bellezza primordiale. Come resistere allo splendore delle foglie d'autunno, dei giardini di ottobre?

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FOTOGRAFIA © MOIRA KARAM/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'ozio è un bene di questa terra, può diventare contemplazione.
PIER LUIGI BACCHINI, Hortus, Luglio-Dicembre 1993




Pier Luigi Bacchini (Parma, 29 marzo 1927 – Parma, 5 gennaio 2014), poeta italiano. La sua poesia indaga l'universo, ne analizza la struttura geometrica, cantando l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, in una poesia che non è tuttavia priva di una tensione metafisica e di un afflato visionario.


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