Jack Kerouac, che nasceva il 12 marzo di cento anni fa a Lowell, nel Massachusetts, e sarebbe morto di cirrosi epatica a 47 anni, fu il vero padre della Beat Generation – fu lui a coniare il termine, considerandola “Beata”. È notissimo soprattutto per il romanzo Sulla strada («Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare») ma ha lasciato anche un notevole corpus poetico, dalle prime poesie scritte con l’amico Neal Cassidy e con Allen Ginsberg a quelle più consapevoli, mediate dalle suggestioni provenienti dalla cultura orientale e dal buddhismo, con riflessioni sulla natura della coscienza e sull'ineluttabilità dell'esistenza, sempre inseguendo una risposta alla sua ricerca di libertà presente già in Sulla strada.
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FOTOGRAFIA © ALLEN GINSBERG PROJECT
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VINO DI SKID ROW
Potevo stare ben peggio che seduto
ai Bassifondi a bermi del vino
Sapendo che alla fine non importa niente
Sapendo che non fa davvero niente
tra il ricco e il povero
Sapendo che l’eternità non è né sbronza
né sobria, sapendo che è giovane
ed è poeta
Potevo mettermi in carriera e sbraitare
E credere che a Dio gliene importava
Invece mi acquattavo in vicoli solitari
E nessuno vedeva me, solo la mia bottiglia
e quello che vedevano di lei era vuoto
E l’ho fatto tra i granturchi & i camposanti
Sapere che i morti non fanno rumore
Sapere che gli steli del mais parlano (fra loro
l’un l’altro con le vecchie braccia ruvide)
Seduto ai vicoli scavando i neon
A guardare i custodi delle cattedrali
Torcere stracci sotto i gradini della chiesa
Seduto a bere vino
E agli scali merci essere divino
Essere milionario &pperò preferire
Rannicchiarsi con un poveraccio di tocai
Nel portone di un magazzino, di fronte a lunghi tramonti
Su distese di erba ferroviaria
Sapendo che i dormienti nel fiume
stanno sognando sogni vani, accucciarsi
nella notte e saperlo bene
Essere scuro solitario nervottico che guarda
il turbinante diamante del mondo
(da L’ultimo hotel e altre poesie, Mondadori, 1999 – Traduzione di Massimo Bocchiola)
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33ESIMO REFRAIN
Una vasta caverna,uh?
Mi fermo & salto in altro campo
E voi vi trascinate
Come prigionieri giapponesi
In Salt Lake Cities
Nel disastro delle fogne
di San Francisco.
“Un esploratore di cuori e città”
“Uno sballato schifoso
Che ha scoperto
che l’essenza della vita
si trova solo nella pianta di papavero
con l’aiuto dell’odio
il tossicomane esplora
il mondo daccapo
e crea un suo mondo
a sua immagine
con l’aiuto di Madama
Papavero
Sono un idealista
che ha superato
il mio idealismo
non ho niente da fare
per il resto della vita
tranne che farlo
e il resto della vita
per farlo”.
(da Refrain, Guanda, 1978 – Traduzione di Carlo Alberto Corsi)
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Altre poesie di Jack Kerouac sul canto delle Sirene:
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LA FRASE DEL GIORNO
Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente.
JACK KEROUAC, Big Sur
Jean-Louis Lebris de Kérouac, meglio conosciuto come Jack Kerouac (Lowell, Massachusetts, 12 marzo 1922 – St. Petersburg, Florida 21 ottobre 1969), scrittore, poeta e pittore statunitense. È considerato uno dei "padri” del movimento beat, di cui scrisse il romanzo-manifesto Sulla strada.
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