HERMANN HESSE
QUERCIA POTATA
Ti abbiamo tagliato,
albero!
Come sei spoglio e bizzarro.
Cento volte hai patito,
finché tutto in te fu solo tenacia
e volontà!
Io sono come te. Non ho
rotto
con la vita
incisa, tormentata
e ogni giorno mi sollevo dalle
sofferenze
e alzo la fronte alla luce.
Ciò che in me era tenero e delicato,
il mondo lo ha deriso a morte,
ma indistruttibile è il mio essere,
sono pago, conciliato.
Paziente genero nuove foglie
da rami cento volte sfrondati
e a dispetto di ogni pena
rimango innamorato
del mondo folle.
(da Il coraggio di ogni giorno, Mondadori, 1991 – Traduzione di Adriana Apa)
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“Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi. E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati. Sono come uomini solitari. (…) Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito”: Hermann Hesse provava sensibilità verso gli alberi e scriveva queste parole in un testo del 1919, un anno prima della poesia sulla quercia potata, che diventa un’esortazione alla resilienza, alla resistenza di fronte alle avversità.
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FOTOGRAFIA © THE ROAMING PICTURE TAKER/FLICKR
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LA FRASE DEL GIORNO
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare, chi li sa ascoltare, conosce la verità.
HERMANN HESSE, Il canto degli alberi
Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, è stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. Celebri i suoi romanzi Siddhartha, Peter Camenzind, Demian, Il lupo della steppa.
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