sabato 12 febbraio 2022

Lungo il filo del canto


SERGIO SOLMI

ASCOLTANDO MOZART

Perché queste discolpe non richieste,
queste belle querele, questi ànsiti
e sospiri intermessi che s’inseguono
lungo il filo del canto, se ben sai
che già procedi assolta, e da te stessa
fai domande e risposte in dilettevole
gioco d’echi? Mi dici che l’antica
pena è tutta vanita e fatta scherzo,
aria, fluir di rivi e nubi, vacuo
stormente labirinto entro cui marciano
grandi cavalli d’ombra. O meglio, forse,
ch’essa non può morire, ma le ingiungi,
solo, supremo esito concesso
agli umani, di trasformarsi in danza.

(1954)

(da Levania e altre poesie, 1956)

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La tematica musicale non è rara in poesia: i poeti provano ad evocare le immagini che le melodie portano con sé. Questi versi di Sergio Solmi, che hanno più di una vasta eco montaliana – i due furono commilitoni nella caserma della Pilotta a Parma nel 1917 – implicano un tentativo di superamento del dolore. Un altro poeta, Carlo Betocchi, ne rimase stregato, tanto che scrisse a Solmi, con il quale intavolò una fitta corrispondenza: “Quanta gente sente musica e non capisce che tutto sta lì (…) quante volte ho pensato a dirlo ma non sarei stato buono come lei col Mozart”.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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LA FRASE DEL GIORNO
La musica crea il mondo. È il corpo spirituale del mondo, l'idea (fluida) del mondo.
ALEKSANDR BLOK, Taccuini




Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981),  scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.


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