ANA LUÍSA AMARAL
COSE
Dare un nome a queste cose
che sono cose perché la pupilla
così le riconosce
e le trasmette a neuroni ripetuti
che si imparano a memoria:
è sempre, comunque,
un compito ridotto
Lo stesso con un viso
la sua tessitura in tono pungente o soave,
la polpa tremula mentre fa tremare
la rete di neuroni
E tanto il cuore
Quello che rimane poi,
una volta che le dimensioni sono definite,
è questo non saper niente di niente
sentire che a poco valgono
queste sillabe
Che ciò nonostante si appoggiano
a declivi e a intagli tiepidi,
vivi di cellule e piccole vene
dove gli avverbi si perdono
e vacillano
O al colore di quegli occhi
che a poco a poco so essere mio,
e che non so coniugare. Solo declinare,
inclinandomici
Per questo, nonostante tutto, parlo di nomi
perché non sono capace
di miglior forma.
(da What’s in a name e altri versi, Crocetti, 2019 - Traduzione di Livia Apa)
.
“Stat rosa pristina nomine: nomina nuda tenemus”: si chiude così, con questa frase dal De contemptu mundi di Bernardo di Cluny il romanzo più famoso di Umberto Eco, Il nome della rosa. Di tutte le cose scomparse serbiamo soltanto puri nomi. La poetessa portoghese Ana Luísa Amaral, che si rifà chiaramente al William Shakespeare di “What's in a name? That which we call a rose by any other name would smell as sweet” (Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserverebbero il suo dolce profumo), indaga l’ambivalenza delle cose e del loro nome, la relazione tra cose e nome e la molteplicità dei significati.
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GIORGIO MORANDI, "MATURA MORTA", 1936
Mi chiedo cosa c’è in un nome? / Di che spessore è quando lo si riceve, / quali guerre lo accolgono, / parallele?
ANA LUÍSA AMARAL, What’s in a name e altri versi
Ana Luísa Amaral (Lisbona, 5 aprile 1956), poetessa portoghese, traduttrice e docente di Letteratura e Cultura inglese all’Università di Porto. Esperta di Emily Dickinson, ha pubblicato anche un Dizionario di Critica Femminista.
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