GIORGIO MANGANELLI
SCRIVI, SCRIVI
Scrivi, scrivi;
se soffri, adopera il tuo dolore:
prendilo in mano, toccalo,
maneggialo come un mattone,
un martello, un chiodo,
una corda, una lama;
un utensile, insomma.
Se sei pazzo, come certamente sei,
usa la tua pazzia: i fantasmi
che affollano la tua strada
usali come piume per farne materassi;
o come lenzuoli pregiati
per notti d’amore;
o come bandiere di sterminati
reggimenti di bersaglieri.
(da Poesie, Crocetti, 2006)
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“Il poeta è un fingitore. / Finge così completamente / che arriva a fingere che è dolore / il dolore che davvero sente”: è affine a Fernando Pessoa il poeta milanese Giorgio Manganelli – non a caso secondo lui compito della letteratura è trasformare la realtà in menzogna, in scandalo e in mistificazione. Ma è anche consapevole che fare poesia è liberarsi, è analizzarsi, è appunto “adoperare il dolore”.
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DIPINTO DI MIHAI CRISTE
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LA FRASE DEL GIORNO
Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche che la domanda è insieme buffa e sconvolgente. Come domanda buffa, avrà certamente delle risposte buffe: ad esempio, che scrivo perché non so fare altro; o perché sono troppo disonesto per mettermi a lavorare.
GIORGIO MANGANELLI, Il rumore sottile della prosa
Giorgio Manganelli (Milano, 15 novembre 1922 – Roma, 28 maggio 1990), poeta, scrittore, traduttore, giornalista, critico letterario italiano, tra i teorici più coerenti della neoavanguardia. Nelle sue opere parodia e sarcasmo si intersecano in forme letterarie raffinate.
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